In diverse regioni del pianeta gli ambientalisti denunciano da molti giorni la gravità di questa situazione ed assicurano che oltre al fuoco sono le politiche del capitalismo che contribuiscono alla devastazione della selva amazzonica.
“Non è fuoco, è capitalismo”. E non è un incidente, sono Bolsonaro e le multinazionali dell’agroindustria. Il consolato del Brasile a Barcellona è pieno di gente in difesa della #Amazzonia”, assentivano ieri decine di spagnoli di fronte alla sede diplomatica.
Le reti sociali si inondano con chiamate di allerta, iniziative e proposte di aiuto per fermare il fuoco fino a che, finalmente e dopo tante denunce di persone comuni, arrivano le dichiarazioni dei governi.
Ieri sera, il presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, ha assicurato che ha dialogato via telefonica col suo collega brasiliano, Jair Bolsonaro, e gli ha offerto aiuto per combattere gli incendi nell’Amazzonia.
Inoltre, il governo argentino ha anche offerto il suo aiuto al Brasile ed alla Bolivia, per combattere gli incendi nel chiamato polmone del pianeta.
Poi, il presidente colombiano, Ivan Duque, si è dichiarato disposto a cooperare con i due governi per combattere quella che ha considerato una tragedia ambientale.
D’altra parte, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha proposto di discutere nel Vertice del G7 la situazione che soffre l’Amazzonia.
“La nostra casa è in fiamme. Letteralmente. La selva amazzonica, i polmoni che producono il 20% dell’ossigeno del nostro pianeta, è in fiamme. È una crisi internazionale. Membri del Vertice del G7, dobbiamo affrontare questa richiesta di emergenza in due giorni! #ActForTheAmazon”, ha scritto in Twitter.
La cancelliere federale tedesca, Angela Merkel, è d’accordo con la proposta francese di discutere gli incendi scoppiati nell’Amazzonia brasiliana durante la riunione del Gruppo dei Sette paesi (G7), che comincia domani a Parigi.
Nella selva tropicale più grande del mondo, solo nella parte brasiliana, il numero di incendi forestali è cresciuto dell’84% solo in un anno fino ad arrivare ad oltre 75 mila punti di accensione di fuochi tra gennaio fino ad oggi, secondo le cifre dell’Istituto Nazionale di Investigazioni Spaziali del Brasile.
Bolsonaro, da quando è arrivato al potere, in gennaio scorso, reitera che c’è una psicosi ambientale che impedisce l’allevamento del bestiame e l’agrobusiness.
In contrasto, il governo di Evo Morales ha creato un Gabinetto di Emergenza Ambientale che si trova nel dipartimento di Santa Cruz per contrastare le conseguenze degli incendi che da più di una settimana colpiscono la popolazione, la flora e la fauna di questa regione.
Perfino, ha contrattato un aeroplano denominato SuperTanker che inizia le sue operazioni questo venerdì per combattere gli incendi nella Chiquitania, pianura sud-americana ubicata tra il Gran Chaco e l’Amazzonia.
La selva amazzonica è il bosco tropicale più esteso del mondo con sette milioni di chilometri quadrati ripartiti tra nove paesi, dei quali Brasile e Perù possiedono la maggiore estensione, seguiti da Bolivia, Colombia, Venezuela, Ecuador, Guyana, Guyana Francese e Suriname ed è una delle regioni con maggiore biodiversità nel pianeta.
Ig/gdc