“Facciamo un appello al popolo ed al governo per perseverare con impegno lo sviluppo del processo di pace, per riaffermare, oggi più che mai, la necessità di implementare in maniera integrale l’Accordo Finale (firmato nel 2016 dallo stato e dall’ex guerriglia FARC-EP a L’Avana), ha enfatizzato da questa piattaforma il Movimento Difendiamo la Pace.
Inoltre, ha sollecitato affinché si costruisca la pace territoriale nelle zone del paese, dove l’assenza della realizzazione dell’Accordo Finale e dei suoi componenti sociali, come la persistente assenza dell’istituzionalità dello stato in forma integrale, aumentano i pericoli della recrudescenza della violenza.
La dichiarazione del Movimento è stata emessa dopo l’allocuzione di dirigenti delle ex Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo (FARC-EP), nel quale hanno reso noto l’inizio di una nuova tappa di lotta come risposta al “tradimento dello stato colombiano agli Accordi di Pace”, firmati nel 2016.
Nelle immagini divulgate dai mezzi di stampa, si vedono Ivan Marquez, Jesus Santrich ed Hernan Dario Velasquez, El Paisa, che hanno cause aperte davanti alla Giurisdizione Speciale per la Pace.
“Il nostro obiettivo strategico è la pace della Colombia con giustizia sociale, questa è la nostra bandiera, la bandiera della pace”, ha detto Marquez.
Inoltre, ha denunciato il continuo assassinio dei leader sociali e degli ex combattenti smobilitati e le grandi problematiche che colpiscono il paese sud-americano, come alcune delle cause per il ritorno alla lotta armata.
Secondo il Movimento, “questo momento difficile sta essendo sfruttato da dirigenti politici interessati nel distruggere la pace e restituirci al passato per giustificare la loro narrativa politica della guerra”.
L’Organizzazione Nazionale Indigena della Colombia, i cui membri sono il bersaglio della violenza in questo paese, ha detto che “benché la guerra continui nei nostri territori, oggi riaffermiamo al paese ed al mondo: continuino a contare con i popoli indigeni per la pace, mai per la guerra!”.
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