Il comandante della Polizia di questa zona, ubicata nel dipartimento di Santa Cruz, Freddy Zabaleta, ha informato ieri che possiede evidenze per sospettare che vari punti di inizio degli incendi scoperti due settimane fa sono stati causati dalla mano dell’uomo.
Zabaleta ha precisato che dopo ispezionare le aree colpite hanno trovato bottiglie con benzina e pneumatici incendiati tra la vegetazione, ed i responsabili di questi fatti sono stati arrestati.
Il ministro della Presidenza, Juan Ramón Quintana, ha anche denunciato questa situazione come uno scenario propizio per manipolare le reti sociali, politicizzare e screditare gli sforzi del governo per affrontare la contingenza.
Ma non solo Bolivia si allarma per questi fatti perché l’Amazzonia del Brasile arde dal 10 agosto e mette nella mira il presidente Jair Bolsonaro, e le sue intenzioni mai nascoste di trasformare il polmone del pianeta in un gran emporio delle multinazionali.
Così l’ha denunciato l’intellettuale e giornalista argentina Stella Calloni, e come esempio ha citato “l’ambizione smisurata delle grandi multinazionali, e una di loro, modello di depredazione si chiama Monsanto, che purtroppo è entrata nei nostri territori utilizzando la corruzione e le diverse armi del potere imperiale”.
L’intellettuale argentina ha denunciato i forti sospetti che la supposta indifferenza di Bolsonaro davanti alla situazione nell’Amazzonia fa parte dei suoi piani di “pulizia” di questa regione e la necessità di annichilire le comunità indigene, la popolazione nera, i poveri, gli omosessuali ed i comunisti.
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