La settimana scorsa, i pubblici ministeri dell’operazione anti-corruzione Lava Jato hanno chiesto alla Giustizia Federale che l’ex mandatario, di 73 anni, passasse al regime semiaperto, che gli avrebbe permesso di uscire dal carcere durante il giorno per lavorare e ritornare poi a dormire.
La squadra di agenti pubblici del Lava Jato ha detto che l’ex capo di stato, che rimane come preso politico dal 7 aprile 2018, ha già compiuto una sesta parte della condanna e deve progredire verso una situazione più morbida, tale e come determina la legge penale brasiliana.
Davanti alla proposta, Lula ha affermato un’altra volta che non cambia la sua dignità con libertà ed ha insistito in che non accetterà prebende e che “ora dipende dalla Corte Suprema correggere quello che è stato fatto male da una giustizia indipendente ed imparziale”.
Ha segnalato che i pubblici ministeri del Lava Jato dovrebbe offrire le scuse al popolo brasiliano, “ai milioni di disoccupati ed alla mia famiglia, per il male che hanno fatto alla democrazia, alla giustizia ed al paese”.
Per i firmatari della dichiarazione, il sollecito della Lava Jato arriva “con l’apparenza di benevolenza e regolarità processuale, ma nasconde una nuova manovra davanti alla debilitazione degli implicati nella scandalosa operazione anti-corruzione che, per i suoi grandi effetti, ha compromesso seriamente l’economia del paese, che soffre già una grave crisi istituzionale e politica”.
Il manifesto, sottoscritto inoltre da professori, pubblici ministeri, ex ministri, sentenzia che la risposta della difesa “è consistente con quello che Lula ha detto sempre, cioè che non accetta i diritti di negoziazione e la libertà, in un processo che riconosce come ingiusto, eminentemente politico e, come tale, non accetta un’altra decisione che non sia l’annullamento del processo”.
Pertanto, aggrega il testo, “benché molti avrebbero preferito vederlo in un posto più accogliente ed accessibile, con la sua famiglia ed il popolo brasiliano, si considera il coraggio di un leader politico che non si piega davanti alle intenzioni di camuffare le pratiche nocive degli agenti pubblici”.
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