Una risposta cittadina è stata la convocazione a “Consigli comunali cittadini” – una formula di partecipazione cittadina che si vincola ad una tradizione cilena ed ispanica dei secoli passati -, in centri di popolazione, corporazioni, sindacati, tra gli altri, dando accoglienza ad esigenze di uguaglianza, giustizia, rispetto ed equità, che inspirano la piattaforma ponderata nelle concentrazioni nelle Piazze Baquedano (Italia) e Ñuñoa ed in altri comuni di Santiago ed in tutto il paese.
Le esigenze di una Nuova Costituzione, di un plebiscito, della fine dello Stato di Emergenza, di salari minimi sulla linea della povertà, della giornata lavorativa di 40 ore, del congelamento degli aumenti nei servizi di base, dell’elevare le pensioni minime, di congelare i progetti di pensioni, della gratuità dei trasporti per studenti ed anziani, della gratuità dell’educazione, della diminuzione degli alti stipendi dei parlamentari e di altre autorità governative, per menzionarne alcune, sono discusse ora nei Consigli comunali cittadini.
Ovviamente non basta con questa sensazione collettiva di trionfo sulle strade, e di sconfitta del governo nella sua strategia di repressione e di prospettiva in un processo sociale che deve essere considerato in proiezione ed aperto a molte prospettive.
Senza dubbio ciò è un riflesso del cambiamento della temperatura politica nel paese, dopo una settimana di azione cittadina, ma è anche una responsabilità ed un’obiettiva percezione di partecipazione nei temi centrali del momento politico e della prospettiva politica ed istituzionale del paese.
Due eventi di partiti oppositori al governo, un plenum della dirigenza massima del Partito Comunista, e diverse riunioni dei massimi organi direttivi del Partito Socialista e della Democrazia Cristiana, in questi giorni, hanno proposto risposte ad una sfida che anche li interpella, ma è necessaria una presa di coscienza dei loro doveri in questo momento cruciale.
Le sfide elettorali prossime, elezioni di governatori e municipali, mettono un senso di urgenza alla definizione delle politiche dell’opposizione cilena, all’esigenza strategica della sua unità, ed alla formulazione della sua piattaforma strategica e tattica.
Chiaramente, indicano fonti dissidenti delle posizioni ufficiali dell’opposizione, non si può sprecare questo momento storico, ed accettare una nuova frustrazione di un esercizio che si è svolto, con entusiasmo, con consacrazione e con speranze, nei Consigli comunali cittadini per la riforma della Costituzione durante il passato periodo presidenziale, con Michelle Bachelet ne La Moneda.
Questo è il messaggio che sta sorgendo dai Consigli comunali cittadini, come quello realizzato domenica 27 ottobre nel comune di Quilicura nella capitale.
Ciò significa, indicano i partecipanti in questo esercizio democratico, che il messaggio deve riflettere gli accordi generati nei Consigli comunali cittadini, e gli accordi devono avere un corso di materializzazione nella nuova istituzionalità che ci si aspetta sia generata a partire dalla nuova Costituzione, e dal plebiscito, con qualità vincolanti nei cambiamenti che saranno il risultato di questo risveglio sociale.
Il rimprovero, il malessere collettivo, l’esasperazione collettiva per l’iniquità e l’ingiustizia impiantata dal modello neoliberale, non sono spariti, e gli annunci del mandatario di “un’agenda sociale”, la sua petizione di perdono ai cittadini, la sua affermazione piagnona, fino ad ora puramente verbale, che “tutti abbiamo ascoltato il messaggio”, e che l’annuncio di procedere ad un cambiamento di gabinetto per “affrontare queste nuove richieste e farci carico dei nuovi tempi”, non sembrano sufficienti né credibili.
Lo slogan sulle strade di “fuori Piñera”, e l’esigenza alla rinuncia del presidente, non finisce nella sua figura personale, ma appunta, necessariamente, al modello che lui rappresenta, che difende e cercherà di mantenere. I suoi propri giuramenti di rispondere alle richieste profonde di cambiamento dei manifestanti, non sono altro che parole vuote per creare una distensione, difficilmente vogliono davvero “risolvere” i problemi reali vissuti dal popolo.
Se il presidente ha pensato che con lo Stato di Emergenza, coprifuoco, o la minaccia dell’uso del braccio dello stato, la sua dichiarazione di guerra, poteva “risolvere” il problema, o “placare largamente un sentimento penetrato nella coscienza popolare”, si è totalmente sbagliato, mettendo irresponsabilmente al paese in una situazione molto pericolosa di un bagno di sangue.
Ma dopo l’espressione di massa della protesta, dopo la sensazione legittima di vittoria, quello che deve venire è un “adesso che cosa facciamo?”.
In ogni caso, i partiti democratici, il centro sinistra e la sinistra, dopo l’analisi degli avvenimenti devono assumere le loro responsabilità e farsi carico delle richieste ed assumerle come loro e partecipare attivamente alla corrente sociale in marcia.
Marcel Garces, famoso scrittore e giornalista cileno, ex corrispondente di Notimex, attuale direttore di Cronaca Digital.