venerdì 26 Luglio 2024
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Discrepanze per il potere nei gruppi golpisti in Bolivia

La Paz, 11 nov (Prensa Latina) Indizi di discrepanze tra dirigenti dei gruppi golpisti che hanno obbligato alla rinuncia Evo Morales, presidente costituzionale della Bolivia, affiorano oggi e sono resi pubblici dai mezzi di stampa. 

 
Il canale di televisione PAT, ha trasmesso un’intervista al candidato presidenziale per il Partito Democratico Cristiano (PDC), Chi Hyun Chung, che ha anticipato una possibile rinuncia del generale William Kaliman, uno degli ultimi a piegarsi al golpe contro Evo Morales. 
 
Sembrerebbe che esistono timori che i militari possano preparare un contra-golpe per assumere il potere nel paese. 
 
Inoltre, il vicepresidente del Senato, l’oppositrice Jeanine Añez, ha rivendicato il suo diritto ad assumere la presidenza della Bolivia, dopo la rinuncia di tutte le autorità che fanno parte della catena di successione costituzionale, in mezzo alla grave situazione politica che attraversa il paese sud-americano. 
 
La Costituzione boliviana stabilisce che la successione del comando nazionale ricade in primo luogo nel vicepresidente, dopo nel titolare del Senato e dopo nel capo dei Deputati, ma tutti loro hanno rinunciato con Morales. 
 
Añez ha rivendicato il suo diritto ad assumere la presidenza della Bolivia ed ha detto che questo lunedì sarà a La Paz per farsi carico in forma provvisoria e con l’unico obiettivo di convocare nuove elezioni, qualcosa che non è stato ancora definito. 
 
In Bolivia il golpe ha assestato una mazzata al futuro dell’instituzionalità e della democrazia come valori accettati dalle maggioranze in America  Latina, come segnalano analisti politici. 
 
L’uscita di Morales è stata decisa nelle caserme, al contrario di quello che è successo con i chiamati golpe soffici, che hanno destituito il vescovo Fernando Lugo (Paraguay) e Dilma Rousseff (Brasile). 
 
La destra boliviana si è mobilitata sulle strade per ottenere i suoi propositi destabilizzatori, ma non è stato fino a quando i militari ed i poliziotti abbiano ignorato l’ordine costituzionale che hanno cominciato ad avanzare per abbattere il presidente. 
 
La pretesa del leader di Santa Cruz, Luis Fernando Camacho, di consegnare una lettera ad Evo per chiedergli la rinuncia, senza più rappresentatività che quella di un nucleo duro di golpisti del suo dipartimento in Oriente, è stata ritardata fino ad avere l’appoggio, prima di una polizia ammutinata, e dopo delle forze armate. 
 
Secondo un articolo di opinione che pubblica Gustavo Veiga, nel quotidiano argentino Pagina 12, anche Camacho ha un ruolo ben definito. 
 
Lanciato a La Paz, come Juan Guaidó in Venezuela, quando è arrivato sulla strada ha dovuto rinculare, l’avvocato boliviano è la figura decorativa di un’opposizione che non dissimula quello che farà quando governi, ha detto. 
 
Camacho ha citato in pubblico Pablo Escobar come sinonimo di quello che si dovrebbe fare in Bolivia, cioè ha suggerito di annotare in un quaderno i traditori allo stile del narcotrafficante, ed ha fatto scomparire Carlos Mesa, il principale candidato presidenziale oppositore, dallo scenario che si arma nel paese, qualcosa che dimostra la divisione tra gli attori golpisti. 
 
Per alcuni esperti, la destra vede nel dirigente di Santa Cruz un possibile aspirante alla presidenza, benché lui lo nega, ma molti lo considerano un’alternativa in più affinché i settori golpisti non avranno la rappresentazione totale o maggioritaria dell’opposizione. 
 
Ig/lb 

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