venerdì 26 Luglio 2024
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L’OSA, Bolivia e la negazione del golpe che sì, è stato perpetrato

Mentre nazioni come Messico, Uruguay, Nicaragua, ed Antigua e Barbuda hanno condannato il golpe di Stato in Bolivia, l'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) continua a rifiutarsi oggi di riconoscere come tale quanto successo nel paese sud-americano. 

 
Perfino prima dei fatti successi domenica scorsa, quando le pressioni delle forze armate e della polizia hanno obbligato all’uscita dell’incarico del presidente costituzionale, Evo Morales, molte voci hanno menzionato il ruolo dell’OSA nella crisi generata in questa nazione dopo le elezioni del 20 ottobre. 
 
Dopo essersi concretato il golpe con le dimissioni del mandatario, e quando a livello internazionale governi, politici, intellettuali, movimenti sociali ed altri settori respingono quanto successo in Bolivia, nuovamente si ritorna a segnalare la responsabilità fondamentale dell’OSA e del paese che accoglie la sua sede, gli Stati Uniti, in questi eventi. 
 
In una sessione straordinaria del Consiglio Permanente dell’organismo celebrata ieri, la Cancelleria boliviana ha inviato un messaggio nel quale ha denunciato che in questo paese c’è stato “un golpe di Stato politico, civico, e della polizia”. 
 
Il mandatario, ha affermato la comunicazione letta dalla rappresentante alterna della Bolivia presso l’OSA, Ivanna Bracamonte, è stato obbligato a rinunciare davanti alla scalata di violenza generata da gruppi diretti dai leader oppositori Carlos Mesa e Luis Fernando Camacho, stavano mettendo a rischio la sua integrità fisica. 
 
Da parte sua, Messico ha lanciato forti critiche al lavoro dell’organismo in tutto quanto è successo ed ha discusso apertamente la posizione del suo segretario generale, Luis Almagro. 
 
L’ambasciatrice messicana nell’OSA, Luz Elena Baños, ha respinto in questa sessione “la grave spaccatura dell’ordine costituzionale in Bolivia” ed ha sostenuto che è fondamentale non permettere alle forze armate di deporre i presidenti a loro piacimento, questa epoca deve rimanere solo nel passato. 
 
La diplomatica ha dimostrato una profonda costernazione per gli eventi che sono accaduti dopo la pubblicazione di una notizia preliminare dell’OSA sull’auditing del processo elettorale, ed ha esatto all’organismo di accompagnare Bolivia in questi momenti di crisi, ma “senza nessuna tentazione di intervenire”. 
 
Baños ha criticato che, dopo gli avvenimenti di domenica in Bolivia, l’organizzazione ha solo emesso un breve comunicato il giorno seguente. 
 
Inoltre, ha segnalato, che il suo segretario generale, Luis Almagro, che sempre svolge “una costante ed inusitata attività mediatica, è rimasto anche sorprendentemente zitto”. 
 
“Ci domandiamo quali sono le sue priorità e preoccupazioni, le sue responsabilità e le sue urgenze. Ci sembra che di fronte ad eventi di tale grandezza, i pronunciamenti di questa organizzazione dovrebbero essere molto più opportuni e contundenti”, ha criticato. 
 
Domande di questo tipo sono anche state fatte dall’ambasciatore dell’Uruguay, Hugo Cayrus, che ha sentenziato che non rimangono dubbi che in Bolivia ci sia stato “un golpe di Stato civico, politico e militare”. 
 
Il diplomatico ha risaltato che Morales ha informato volontariamente il Consiglio Permanente dell’OSA sul processo elettorale nel suo paese, ha accordato un auditing di carattere vincolante e, dopo una relazione preliminare, ha convocato il popolo a nuove elezioni. 
 
“Come può rimanere tanto indifeso un presidente legittimo che si è adeguato volontariamente alle raccomandazioni della segreteria generale?”. “Con questo antecedente, che tipo di garanzie può offrire l’OSA ai governi della regione ed alle loro popolazioni?”. “In quanto abbiamo contribuito nella tragica situazione che nostra sorella Bolivia sta vivendo?”, ha domandato ironicamente all’organismo. 
 
La rappresentazione del Nicaragua ha chiesto un pronunciamento obiettivo, razionale e coerente coi principi della Lettera dell’OSA sulla rottura dell’ordine costituzionale in Bolivia, “affinché la svalutazione ed il discredito di questa organizzazione possa, magari, essere dimenticata”. 
 
Intanto, Antigua e Barbuda ha affermato che il Consiglio Permanente doveva almeno condannare il fatto che Bolivia sia sotto controllo militare e che la democrazia è stata sovvertita, perché è importantissimo evitare la ripetizione di questi avvenimenti in qualunque altro luogo dell’emisfero. 
 
A dispetto di tutte queste critiche, 15 nazioni della regione si sono limitate in un comunicato congiunto a chiedere nuove elezioni in forma rapida, senza denunciare la rottura della costituzionalità, ed Almagro è arrivato a dire che il golpe di Stato l’aveva dato il legittimo presidente boliviano nei suffragi del 20 ottobre. 
 
I risultati del processo elettorale di quel giorno hanno dato la vittoria a Morales nel primo turno, ma gli sconfitti hanno realizzato denunce di frode senza averne le prove e l’OSA ha svolto un auditing, e nella relazione preliminare afferma di avere trovato “alcune irregolarità”. 
 
Questo tipo di pronunciamento dell’organismo è stato visto da molte persone dentro e fuori dalla Bolivia come parte di un piano golpista che hanno preparato contro l’ex governante, che ha ricevuto asilo politico in Messico. 
 
La pensano così anche membri di organizzazioni politiche e sociali degli Stati Uniti che lunedì hanno svolto una manifestazione di fronte alla stessa sede dell’organismo a Washington per “dire no al golpe dell’OSA in Bolivia”. 
 
Martha Andres Roman, corrispondente di Prensa Latina negli Stati Uniti
 

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