Solo se aumentiamo le vendite di beni e dei servizi all’estero potremo affrontare l’incremento della spesa sociale che richiede la nazione, ha precisato il funzionario in un’intervista con la rivista Bohemia.
L’anche vice primo ministro ha affermato che non ci sono limiti per elevare le esportazioni nel piano nazionale del 2020.
“Se mancano le risorse, le cerchiamo. Se esiste un progetto di esportazione che richiede finanziamento ma che si può sostenere con le sue entrate, cercheremo questo denaro”, ha sottolineato.
Il titolare di economia ha riconosciuto che nel problema influisce il tema monetario, perché l’attuale tasso di cambio di un peso nazionale con un dollaro non è un incentivo per esportare.
In generale, queste aziende ricevono sussidi dallo Stato, ma al margine della dualità cambiaria, se il paese non esporterà di più non può affrontare realmente l’incremento della spesa sociale, ha affermato.
In questo senso, ha fatto un appello per realizzare trasformazioni per “potere mantenere le garanzie sociali ed assicurare un incremento graduale della qualità di vita della popolazione”.
Ha ricordato che nei piani influisce negativamente il bloqueo economico, finanziario e commerciale degli Stati Uniti, imposto da quasi 60 anni.
A dispetto delle misure punitive di Washington e degli errori che abbiamo commesso, siamo qui, con i nostri pregi ed i nostri difetti, ha segnalato.
Sul tema degli investimenti, ha sollecitato ad elevare il loro rendimento e l’efficienza.
Non esiste corrispondenza tra l’incremento della produttività ed il livello degli investimenti, questi ultimi sono cresciuti un 20% nel piano di quest’anno, mentre il primo è solo aumentato un 0,6%, quando avrebbe dovuto farlo di un 30%, ha concluso.
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