Allo stesso tempo, nel gruppo di quelli che hanno preparato le condizioni ed hanno appoggiato il golpe che ha obbligato Evo Morales a rinunciare alla presidenza, crescono i rimproveri contro la repressione e l’uso del tribunale come minaccia contro ex funzionari delle governo Morales e dirigenti del suo partito.
Non sono trascorse 24 ore dalla nomina del binomio del MAS, che è integrato da Luis Arce Catacora ed il postulante alla vicepresidenza, David Choquehuanca, quando il Pubblico Ministero ha ampliato le indagini contro il primo e contro Juan Ramon Quintana, ex ministro di Morales e rifugiato nell’ambasciata del Messico.
La procura sostiene l’ipotesi che, per avere integrato entrambi la direzione del Fondo Indigeno, un organismo di appoggio finanziario all’agricoltura, sarebbero responsabili di presunte gestioni irregolari e per questo motivo saranno investigati come possibili autori dei delitti di contratti lesivi per lo Stato e legittimazione di guadagni illeciti, tra gli altri.
La pubblico ministero Heidi Gil, incaricata del caso, ha dichiarato che Quintana ed Arce avevano la facoltà di controllare le operazioni del fondo e scoprire le supposte irregolarità, senza citare maggiori elementi.
Col sistema di giustizia aggiustato ai suoi ordini -secondo quanto hanno segnalato anche analisti contrari al MAS – il governo de facto utilizza accuse di terrorismo, sedizione e corruzione, per arrestare illegalmente gli ex funzionari, i dirigenti sociali e gli oppositori in generale, e sottometterli a processo con accuse immaginarie.
La manovra contro Arce sembra dare la ragione a quelli che, sia dei MAS che di altre posizioni, considerano che nel clima di repressione generalizzata regnante, non ci sono le condizioni democratiche piene per i nuovi suffragi, convocati per il 3 maggio.
La paura del potenziale elettorale del MAS si può anche vedere negli appelli di Jeanine Añez affinché non si disperdano le forze conservatrici che lei chiama democratiche, e formare un solo blocco elettorale per affrontare il partito di Morales.
L’esortazione non ha trovato eco e l’ex governante Jorge Quiroga, erede politico dell’ex dittatore Hugo Banzer, si è pronunciato contrario al sommarsi ad un fronte ed ha sostenuto che, in ogni caso, il voto contro il MAS deve concentrarsi a suo favore, benché i sondaggi pre-elettorali gli assegnino meno del 2% di appoggio.
Frattanto, nella città orientale di Santa Cruz, l’ex dirigente regionale e riconosciuto razzista Luis Fernando Camacho, candidato presidenziale di estrema destra, ha reagito iracondo davanti alla nomina dei candidati del MAS: ha dichiarato che nella formula elettorale del MAS, diretta da un ex ministro d’economia non indigena di successo , “la rinnovazione non esiste, sono sempre gli stessi”, alludendo al fatto che Arce e Choquehuanca sono stati collaboratori molto importanti del governo di Evo Morales.
Manuel Robles Sosa, giornalista di Prensa Latina