venerdì 26 Luglio 2024
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Aumentano le tensioni in Siria per le azioni della Turchia

Le azioni della Turchia nella provincia di Idleb violano gli accordi di Sochi, in Russia ed Astanà, in Kazajastan, aumentano le tensioni ed ovviano, da posizioni di forza, negoziazioni trasparenti in favore della pace, secondo precisioni del governo siriano. 

 
I fatti più recenti sul posto, succedono giustamente quando l’esercito siriano basato sul diritto di difendere un territorio invaso dai terroristi, contrattacca ad Idleb ed in aree della vicina provincia di Aleppo, ed ottiene diversi successi, oltre ad arrestare gli elementi terroristici. 
 
Ad Idleb, una provincia di 6097 chilometri quadrati e con poco più di due milioni di abitanti, la Giunta per la Salvazione del Levante, ex Fronte al Nusra, ed il Partito del Turkestan, formato da mercenari dell’etnia cinese degli uiguri, tra gli altri, controllano circa due terzi dell’area totale. 
 
Dalle loro posizioni attaccano indiscriminatamente zone civili ed ostacolano l’utilizzo di tre corridoi umanitari per l’evacuazione degli abitanti della zona, misure contemplate negli accordi indicati. 
 
A questi gruppi si unisce il denominato Esercito Nazionale, appoggiato dalla Turchia ed integrato fondamentalmente dagli ultimi terroristi dell’ex Esercito Libero Siriano, i cui militanti utilizzano Ankara come forza di scontro contro i gruppi curdi nel nord di questa nazione del Levante. 
 
Turchia, per mezzo del presidente Recep Tayyip Erdogan, accusa Siria di essere chi ha violato gli accordi di distensione ed ora esige la ritirata delle truppe governative fuori o vicino ai 15 posti di controllo stabiliti dal 2017 nella stessa Idleb od alla frontiera amministrativa con Aleppo. 
 
Detti punti sono stati stabiliti poco prima della chiamata operazione Ramo di Olivo, che ha permesso, illegalmente, di occupare più di cinque mila chilometri quadrati a nord della provincia di Aleppo e parte della frontiera con quella di Hasaka. 
 
Da allora, ancora in mezzo alle negoziazioni con Russia, che hanno permesso di creare una zona di distensione nelle aree menzionate, Turchia non ha smesso di promuovere lo sfollamento degli abitanti originali e di installare le loro infrastrutture e centri di controllo amministrativo in città siriane come Jarablus o Afrin, tra le altre. 
 
Le denunce conosciute, perfino di terroristi arrestati, indicano che le forze turche obbligano i giovani ad incorporarsi all’Esercito Nazionale menzionato, con un pagamento mensile di 100 dollari, contrabbandano loro delle armi ed equipaggiamento ed assumono accordi tattici e strategici con l’antico Al Nusra ed il Partito del Turkestan. 
 
Nell’abbondante disinformazione mediatica sul tema, le autorità turche non alludono neanche adesso, ai combattimenti con gruppi curdi ma hanno attaccato zone dove ci sono i militari siriani della 25º divisione, precisamente le forze che più successi ottengono contro i gruppi terroristici ad Idleb 
 
In realtà, mentre Mosca fa un appello alla moderazione ed al rispetto turco agli accordi di Sochi ed Astanà, il presidente statunitense, Donald Trump, ha annunciato il suo appoggio alle azioni turche: Endorgan ha visitato Ucraina alcuni giorni fa, ed ha reiterato il disaccordo con la reincorporazione di Crimea nel territorio nazionale della Russia ed ha cancellato i pattugliamenti congiunti nelle zone di distensione, che non sono mai state rispettate da i gruppi terroristici. 
 
L’aumento delle tensioni può avere conseguenze imprevedibili, è necessaria sensatezza tra le parti coinvolte e l’assoluto rispetto dei diritti sovrani di questa nazione del Levante, tale e come ha dichiarato il Ministero siriano di Relazioni Estere. 

Pedro Garcia Hernandez, corrispondente di Prensa Latina in Siria

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