venerdì 26 Luglio 2024
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Commercio di animali selvaggi, un altro bersaglio nella lotta contro il corona virus

Cina sa perfettamente che, a parte la prevenzione ed il controllo sanitario, per vincere la battaglia contro il corona virus deve estirpare il commercio di animali selvaggi per il loro potenziale vincolo con l'origine di questa nuova epidemia. 

 
Si tratta di un’abitudine tanto millenaria come la sua civiltà ed ottenere che si possa controllare richiederà molto tempo, perché molte specie sono molto ricercate per i benefici nutrizionali, per i fini terapeutici od ornamentali.
 
Con i nuovi studi, sembra che il pangolino sia il possibile portatore, cioè un ospite intermedio, che diffonde il virus senza ammalarsi, ed il governo dovrà fermare questo commercio clandestino, respinto oltretutto dagli ecologisti per i danni alla vita silvestre. 
 
Questo piccolo mammifero è in pericolo di estinzione, le sue squame sono altamente ricercate nella medicina tradizionale cinese e si usano nel trattamento dell’artrite, per stimolare l’allattamento materno ed incrementare la virilità maschile. 
 
Scientifici dell’Università Agricola del Sud della Cina ed il Laboratorio Lingnan della provincia di Guangdong hanno analizzato mille mostre genetiche di diverse specie ed hanno scoperto il corona virus nel 70% di quelle che appartenevano al pangolino. 
 
Dopo isolare ed identificare il virus, hanno scoperto che la sequenza genetica è il 99% simile al ceppo che colpisce attualmente le persone. 
 
Poco tempo prima era stato segnalato l’alto consumo a Wuhan di carne cruda ed organi di esemplari esotici come l’origine dell’epidemia e da allora è stato denunciato il quasi nullo compimento delle norme in questo commercio lucroso, smascherato più volte dagli ecologisti ed ora anche i giuristi hanno esatto leggi severe per sradicarlo una volta per tutte. 
 
È per questo che adesso i controlli su queste attività si sono moltiplicati e l’Amministrazione Statale per le Regolazioni del Mercato nelle ultime settimane ha compiuto 1,5 milioni di ispezioni in negozi reali ed in internet.
 
Come risultato hanno intercettato il contrabbando di serpenti, ratti del bambù ed altri animali molto richiesti. 
 
Intanto, la regione autonoma di Xinjiang ha smesso di emettere licenze per la vendita, l’acquisto di animali vivi, ha proibito gli spettacoli circensi che includano presentazione di animali e ne ha riscattati più 140 durante retate negli zoologici, ristoranti e luoghi usati per il commercio. 
 
Le operazioni hanno permesso di arrestare 28 individui e confiscare 330 strumenti per le battute di caccia. 
 
Questo lavoro per proibire il commercio di specie selvagge richiederà grandi sforzi a livello nazionale perché un’inchiesta del 2017 ha rivelato che il 55,4% degli intervistati ha considerato normale consumare animali selvaggi, il 22,3% possedevano alimenti o medicine che li avevano come ingrediente ed il 19,7% usavano vestiti od ornamenti di questa provenienza. 
 
 
Yolaidy Martinez Ruiz, corrispondente di Prensa Latina in Cina 

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