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Morales segnala gli USA come responsabili della sua inabilitazione alle elezioni in Bolivia

Buenos Aires, 21 feb (Prensa Latina) L'ex presidente della Bolivia Evo Morales (2006-2019) ha denunciato che la sua inabilitazione per presentarsi come candidato a senatore nelle prossime elezioni è un'ordine degli Stati Uniti. 

 
“Si ripete la storia”, ha affermato in una conferenza stampa evocando le altre occasioni in cui vollero tirarlo fuori dalla politica nazionale. 
 
Ha ricordato che nel 2002 il Governo di Tuto (Jorge Fernando) Quiroga l’ha espulso dal Congresso su istruzioni dell’ambasciata degli Stati Uniti sotto accuse di terrorismo e sedizione. 
 
“Il piano era processarmi, condannarmi, inabilitare come candidato. Questo è quello che sta succedendo un’altra volta”, ha sottolineato il leader indigeno in una conferenza stampa. 
 
Ha ricordato i cambiamenti storici che ha fatto il Governo del Movimento Al Socialismo in soli 14 anni (MAS), uno strumento politico che agglutina i movimenti sociali e distinti settori delle regioni della Bolivia. 
 
Quello che non hanno fatto in 180 anni, l’abbiamo fatto in quasi 14 anni, ha detto Morales riferendosi alle opere ed alle trasformazioni economiche, politiche e sociali a favore del popolo eseguite dal suo Governo. 
 
Ha ricalcato che il 20 ottobre scorso il MAS ha vinto le elezioni e “la vera frode è la relazione dell’Organizzazione degli Stati Americani”. 
 
“Tutti gli organismi, personalità, università, hanno dimostrato che non c’è stata nessuna frode in Bolivia”, ha sentenziato. 
 
Ha assicurato che gli hanno rubato il suo legittimo trionfo, l’hanno obbligato a non essere candidato presidenziale, e l’ha accettato tutto per Bolivia ed ora l’inabilitano come candidato a senatore calpestando sfacciatamente la legge elettorale del suo paese. 
 
Evo Morales ha criticato che il 3 gennaio scorso la presidentessa immaginaria, Jeanine Añez, abbia detto che si doveva “evitare che ritornino i selvaggi al potere”. 
 
“Siamo selvaggi per la destra e per la dittatura boliviana e purtroppo il Tribunale Supremo Elettorale (TSE) ubbidisce a questo tipo di istruzioni”, ha spiegato. 
 
Il TSE ha annunciato ieri sera che il presidente legalmente eletto non compie il requisito della residenza permanente perché da novembre scorso è dovuto uscire dal paese dopo il golpe di Stato, per prima cosa rifugiarsi in Messico e dopo rifugiarsi in Argentina, dove si trova attualmente. 
 
Ig/otf 

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