venerdì 26 Luglio 2024
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Memoria del Silenzio, la verità di un genocidio in Guatemala

Guatemala ricorda il 25 febbraio le vittime del conflitto armato interno, un giorno importante per quelli che si rifiutano di voltare la pagina della giustizia ed aprire le porte all'impunità. 

 
Un 25 febbraio, ma del 1999, le grida di “Giustizia, Giustizia” hanno interrotto in varie opportunità la consegna della relazione Memoria del Silenzio ed il suo commovente bilancio di 200 mila morti e 45 mila scomparsi, principalmente maya. 
 
Il documento della Commissione di Chiarezza Storica (CEH) metteva in evidenza che più del 90% delle vittime, tra questi cinque mila bambini, un milione di sfollati e 50 mila vedove, era responsabilità del terrorismo di Stato di militari e paramilitari. 
 
“Come in tempi dei greci classici, la lettura delle linee principali della relazione è diventata una catarsi per gli assistenti all’incontro. La parola più ripetuta nella lettura è stata ‘crudeltà’”, ha raccontato un testimone di questo momento storico. 
 
“Memoria del Silenzio, Genocidio denuncia la relazione”, è stato il titolare a caratteri cubitali che ha pubblicato il quotidiano Prensa Libre, che ha dedicato un ampio spazio per riflettere le aspettative che hanno incoraggiato a circa 10 mila persone ad affollare il Centro Culturale Miguel Angel Asturias. 
 
“Alle 10, la sala era piena, ed il pubblico aspettava solo l’inizio dell’incontro. L’arrivo di Arzù (Alvaro ed allora presidente), è passato inosservato, perché tutti avevano lo sguardo verso lo scenario”. 
 
“Alle 10:15, si è alzato il sipario, e le luci si sono accese. Gli applausi non si sono fatti aspettare, davanti all’attesa di conoscere la verità sulle violazioni dei diritti umani commesse durante la guerra”. 
 
“Il primo a parlare è stato il commissario Alfredo Balsells Tojo che ha detto: Il silenzio è stato rotto. Ascoltando queste parole, il pubblico ha interrotto il discorso con applausi. Balsells ha terminato con la frase la missione è stata compiuta”, ha recensito il quotidiano in un ampio reportage. 
 
Secondo testimonianze grafiche, molta gente è dovuta rimanere nel lobby, vedendo e sentendo attraverso schermi giganti di televisione un avvenimento socialmente trascendente, soprattutto quando hanno menzionato il nome di Monsignore Juan Gerardi ed il suo apporto alla chiarezza ed al riscatto della verità storica. 
 
L’incontro si è trasformato in un omaggio spontaneo al vescovo, assassinato dopo avere consegnato al popolo del Guatemala, nella Cattedrale, la relazione sul Recupero della Memoria Storica (Remhi). 
 
Durante quasi tre minuti la gente ha applaudito in piedi e le camere mettevano a fuoco Arzù, che è salito sullo scenario terminando l’incontro, dove si aspettava che ricevesse la relazione, tuttavia, ha salutato solo i membri del tavolo principale ed è uscito, ricorda l’articolo di Prensa Libre. 
 
Ventuno anni dopo e con un giorno ufficiale per ricordare le vittime (Decreto 06-2004), il contesto attuale non può essere più avverso per i difensori del diritto a fare giustizia, non vendetta. 
 
Come è già tradizione, organizzazioni studentesche e contadine andranno verso la Piazza della Costituzione con garofani rossi e cartelli coi nomi dei loro morti o desaparecidos, per ricordare allo Stato un gran debito. 
 
Insistono in che non è possibile che dopo 24 anni dalla Firma della Pace, più del 60% degli espedienti per il risarcimento siano sigillati, impolverati e senza risposta. 
 
Coincidono in che recuperare il diritto alla loro memoria, conoscere nomi, identità e le cause per le quali hanno lottato, è mantenere viva la loro dignità.
 
Maitte Marrero Canda, corrispondente in Guatemala di Prensa Latina  
 

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