venerdì 26 Luglio 2024
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Evo Morales, abbiamo sempre dichiarato la verità

A due mesi da un nuovo processo elettorale in Bolivia, il presidente legalmente eletto Evo Morales esige che siano investigati il segretario generale dell'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e la squadra che    ha eseguito l’auditing delle elezioni di ottobre scorso. 

 
Da quando ha chiesto rifugio politico in Argentina dopo il golpe di stato, Morales non riposa neanche un minuto, si trova completamente occupato nella campagna del Movimento al Socialismo (MAS), risponde costantemente a mass media nazionali e stranieri e si dimostra fiducioso in che alla fine la verità vincerà. 
 
In un dialogo esclusivo con Prensa Latina, il leader indigeno ha conversato sul processo elettorale, ha fatto riferimento alle cause che esistevano dietro il golpe, il ruolo dell’OSA e le retrocessioni che ha avuto il suo paese in questi ultimi mesi. 
 
PL: Dopo la relazione dell’Istituto Tecnologico della Massachusetts (MIT) che afferma che in Bolivia non c’è stata nessuna frode, Messico ha presentato all’OSA una denuncia affinché chiarisca le deficienze della sua relazione. Il Gruppo di Puebla chiede che le Nazioni Unite arbitrino un’investigazione indipendente. La menzogna si sta smascherando? 
 
-Non è stato solo il MIT, ho molti documenti di ricercatori che confermano che non c’è stata frode elettorale. Ci sono 123 economisti che dicono che l’OSA deve ritirarsi ed il congresso statunitense fare una profonda investigazione su quelli che hanno realizzato l’auditing elettorale affinché si ritirino e siano investigati. 
 
Dal primo momento abbiamo denunciato che non c’è stata nessuna frode, non so se è stato un mio errore, io ho chiesto che l’OSA facesse un’auditing elettorale, se è possibile voto per voto, mensa elettorale per mensa elettorale. Un’altra cosa che hanno considerato nell’investigazione è stato il dato dove abbiamo vinto con più dell’80 o 90% in alcuni luoghi. 
 
Non è frode, e per l’OSA e la squadra dell’auditing elettorale sì. È ignorare il voto indigeno e qui ritorniamo al tempo della colonia, ignorare qualsiasi segnale del movimento indigeno. Abbiamo sempre dichiarato la verità e siamo accompagnati dall’onestà. 
 
Nella mia famiglia, i miei genitori mi hanno insegnato fin da piccolo “Ama Sua, Ama Llulla, Ama Quella”, (in lingua indigena significa non rubare, non mentire, non essere debole). Mio padre mi diceva ‘Evo, se un giorno ti manca denaro è meglio chiedere in prestito invece di rubare’”.
 
Ringrazio per la posizione del Messico, grandi difensori della democrazia, il Gruppo di Puebla. Anticipatamente, chiediamo che al margine degli ispettori elettorali ci sia una missione elettorale, con gente riconosciuta, sia di sinistra o di destra, però che sappiano rispettare le norme e la costituzione. 
 
Facciamo un appello affinché siano presenti, così come il Gruppo di Puebla, magari ci siano le Nazioni Unite, il Centro Carter, od altre istituzioni, personalità che realmente facciano rispettare il voto del popolo boliviano. 
 
PL: Fino a quando l’ingerenza dell’OSA continuerà nella regione? 
 
-Con questo caso, il segretario generale Luis Almagro e la sua squadra di auditing elettorale dovrebbero essere profondamente investigati e sanzionati. L’OSA dovrebbe proteggere la democrazia, rispettare la sovranità degli stati e stare dalla parte degli umili. Per questa ragione Cuba e Venezuela si sono ritirate. 
 
Questo ci fa riflettere che non è al servizio dei popoli dell’America Latina. Per adesso, il mio suggerimento è che Almagro sia profondamente investigato, e tutta la sua squadra dell’auditing elettorale, affinché nel futuro non si commettano mai più questa classe di errori, che significa ignorare la volontà popolare. 
 
PL: -Recentemente, l’alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha esposto la preoccupazione per il procedimento adottato contro gli ex funzionari del suo governo. Continuano senza potere uscire dall’ambasciata del Messico vari membri del suo gabinetto. Quale è la situazione reale? 
 
– Ringraziamo per l’interesse, ma succede qualcosa di più profondo. L’ONU deve essere una gran patrocinatrice dei diritti umani e dei popoli del mondo. Speriamo che mediante le istanze corrispondenti possano fare un’investigazione molto imparziale, non stiamo chiedendo che c’aiutino, ma che si dica la verità. 
 
Attualmente continua la persecuzione, con più forza, due giorni fa una nostra sorella è stata arrestata, Felipa Huanca, ex funzionaria della Federazione delle Donne Contadine Bartolina Sisa di La Paz, però per fortuna, grazie ad un’azione congiunta, è stata liberata. 
 
Il fatto preoccupante e ripudiabile è che i delinquenti sono liberi e gli innocenti detenuti. Quelli che sono scappati per denunce di corruzione dalla Bolivia ed hanno una sentenza ed un ordine di cattura, ritornano ora al paese e non sono fermati né imprigionati. 
 
Ma questa classe di dittatura serve affinché le nuove generazioni possano riflettere, ora si rendono conto come si vive con la destra al potere ed in una dittatura, una cosa è vivere nel miele del processo di cambiamento ed un’altra è rivivere il passato del neoliberalismo, questa è la profonda differenza che abbiamo. 
 
Sento che tutto ciò non si fermerà da solo. Però c’è un cammino, cioè sconfiggerli democraticamente alle urne e con l’appoggio della comunità internazionale, delle istituzioni, degli organismi, di personalità, non stiamo chiedendo aiuto bensì presenza fisica delle istituzioni affinché si rispetti la democrazia ed il voto. 
 
Se perdiamo rispetteremo la decisione del popolo, sappiamo perdere, però vogliamo che si rispetti la democrazia. 
 
PL: -Nonostante tutta la persecuzione, il Movimento al Socialismo dirige le ultime inchieste. Come continua il processo per denunciare tutte queste proscrizioni rispetto all’inabilitazione della sua candidatura e quella dell’ex cancelliere Diego Pary? Come vede il candidato presidenziale, Luis Arce, tenendo in conto che non ha tutte le garanzie necessarie? 
 
-Il piano della destra negli Stati Uniti era la cancellazione del MAS. I nostri candidati vanno bene nelle inchieste, sono inchieste della destra, non di Evo, ed ora stanno anche aumentando nelle preferenze. Siamo arrivati già ad un 39%, però questo non si dice nei mass media, andiamo bene. 
 
Io per ragioni umanitarie ho rinunciato alla mia candidatura, prima per la presidenza, se sono un disturbo, ho detto, non c’è nessun problema, mi hanno chiesto di essere senatore ma neanche questo mi permettono, benché tutto sia legale e costituzionalmente sono abilitato. Capisco che una buona parte dei membri del Tribunale Supremo Elettorale ubbidisce alla dittatura. 
 
Il compagno Lucho (Luis Arce) è il nostro candidato e non si lascia vincere facilmente. Nel calendario elettorale fino al 18 aprile possono inabilitarlo, la cosa peggiore sarebbe che succedesse il 15 od il 16, mediante un’impugnazione. Io sono stato inabilitato illegalmente, che cosa potrà succedere?, se prendono una decisione politica, possono inabilitare il nostro candidato lo stesso giorno 18. 
 
Per questo motivo chiediamo la partecipazione della comunità internazionale. Già abbiamo sconfitto varie impugnazioni, la gente si è mobilitata ed il popolo sta difendendo la candidatura di Lucho. 
 
PL: In questi ultimi anni Bolivia contava su una delle economie più solide della regione. Se il MAS vincesse le prossime elezioni, quale sarebbe il piano per per ricomporla? 
 
– Questo golpe è stato un golpe all’indigeno che governava, al popolo indigeno ed ai movimenti sociali ed anche un golpe al nostro modello economico perché abbiamo dimostrato che è possibile un’altra Bolivia con crescita economica, stabilità e certezza senza l’USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale,) e senza il Fondo Monetario Internazionale. 
 
Gli Stati Uniti non vogliono rivali nei modelli economici. È anche un golpe al litio che stavamo incominciando ad industrializzare. Ora c’informano che vogliono mettere le grandi multinazionali statunitensi a dirigere il litio in Bolivia. 
 
Il governo di transizione è piuttosto un modello di transazione. È una dittatura, ma il vantaggio che abbiamo come movimento politico è che c’è molta indignazione, delusione, le nuove generazioni dicevano un’altra volta Evo affinché possiamo votarlo, ed i loro genitori gli spiegavano che l’economia stava crescendo. Ora sono pentiti. 
 
PL: – Recentemente lei parlava su come il governo de facto ha espulso i medici cubani ed in conseguenza ci sono ospedali collassati. D’altra parte, ci sono già 20 morti per dengue. Quanto si è retrocesso in Bolivia in questi mesi in materia di salute? 
 
-Prima di essere presidente, in una riunione con Hugo Chavez, Fidel Castro ci diceva che Cuba poteva operare gratuitamente la vista a 100 mila latinoamericani. Io non lo credevo ed i fratelli cubani in Bolivia hanno operato gratuitamente ad oltre 700 mila persone. Quando hanno espulso i cubani la gente piangeva. Ringrazio per l’abnegazione dei fratelli cubani, gratuitamente hanno fatto moltissimo in salute e solidarietà. Ed in questo momento la gente esige che ritornino. 
 
È un governo che non capisce nulla della vita. Nel dipartimento di Pando abbiamo concluso un ospedale di terzo livello ed abbiamo lasciato le risorse per le sue attrezzature. Ora mi dicono che quel denaro non esiste e neanche le attrezzature, per loro la salute è un commercio privato, per noi la salute è un diritto. Queste sono le nostre profonde differenze. 
 
PL: Quanto crede che si sia perso negli ultimi tempi in America Latina col ritorno, in alcuni casi, del neoliberalismo e nella ricerca di ottenere l’unità della patria grande? 
 
– È molto importante l’unità. Il neoliberalismo può ritornare solo per dividere o per tradire. Quando c’è convinzione che lavoriamo per la verità, per la giustizia, per l’uguaglianza e per la dignità, sono sicuro che i nostri processi saranno inarrestabili. 
 
Già non viviamo i tempi dell’Unasur (Unione delle Nazioni Sud-americane), con Chavez, con Lula da Silva, con Nestor Kirchner. Neanche della Celac (Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici). 
 
C’è stato un assalto dell’impero: invece dell’Unasur, gruppo di Lima, invece della Celac, Alleanza del Pacifico, con le politiche dei tempi dell’Alca (Area di Libero Commercio dell’America). 
 
Ma noi siamo incoraggiati dalle grandi mobilitazioni in Cile, in Ecuador, in Colombia, e continuano a crescere i movimenti popolari e di sinistra. Se Lula fosse stato candidato alla presidenza del Brasile, sicuramente vinceva. Ma ha subito un golpe giudiziale perché ora i golpi militari sono quasi sempre sostituiti da quelli giudiziari. 
 
Maylin Vidal, corrispondente di Prensa Latina in Argentina 

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