venerdì 26 Luglio 2024
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Popolo honduregno reclama giustizia per assassinato di Berta Caceres

Il popolo honduregno reclama giustizia a quattro anni dall'assassinato dell'attivista e patrocinatrice dei diritti umani Berta Caceres, accaduto il 3 marzo 2016. 

 
Nel suo account della rete sociale Twitter, l’ex presidente Manuel Zelaya (2006-2010) ha ricordato il lascito dell’ambientalista honduregna a favore della preservazione dell’acqua e della vita ed ha esatto, davanti all’impunità del crimine, giustizia all’autorità. 
 
“Donna, Leader e Martire; Assassinata dagli squadroni della morte per difendere i diritti dei popoli indigeni sulle loro risorse naturali”, ha detto Zelaya. 
 
Il Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari ed Indigene di Honduras (COPINH) sviluppa alcune attività in onore dell’ambientalista, mentre esige al governo di Juan Orlando Hernandez la cattura e la punizione degli autori intellettuali del crimine. 
 
Inoltre, ha denunciato la connivenza dello Stato con certe aziende private per nascondere gli assassini dell’attivista Berta Caceres. 
 
In un comunicato, la coordinatrice generale del COPINH, Berta Zuñiga Caceres, ha denunciato che affrontano ogni tipo di difficoltà ed irregolarità con l’informazione, e che i parenti sono stati espulsi dal primo ed unico giudizio effettuato sul caso. 
 
Molte persone non hanno potuto deporre nel processo, non hanno potuto dare la loro testimonianza e la loro versione dei fatti, perché Berta Caceres (1971-2016) è stata assassinata per essere una donna leader, una donna indigena, ha denunciato sua figlia. 
 
Ha risaltato che da quattro anni, in mezzo al dolore della perdita, prosegue un intenso lavoro di ricerca di giustizia, ma anche continua il cammino della grande lottatrice dell’etnia lenca. 
 
Riaffermiamo che la nostra vera strada è accompagnare la lotta dei popoli, affinché non si ripetano questi crimini e per costruire il nostro processo sovrano ed autonomo, ha detto la coordinatrice del COPINH, fondato da sua madre. 
 
Oggi convochiamo alla lotta per l’acqua, perché tutti i territori che frequentava Berta Caceres hanno una lotta per l’acqua, sia per i fiumi, per i mari, contro le centrali idroelettriche o l’industria della pesca ed alberghiera, aggrega il comunicato. 
 
Ci sentiamo profondamente connessi con le lotte di altri luoghi e di altri popoli del mondo, come i Mapuche, e contro progetti che convincono l’opinione pubblica, ma alla fine danneggiano l’ecosistema. 
 
Fino al momento sono sette i condannati per la morte dell’attivista honduregna ed è già iniziato il processo giudiziario contro David Castillo, autore intellettuale dello stesso e presidente esecutivo della ditta che stava costruendo la centrale idroelettrica nel territorio lenca, Desarollos Energeticos (DESA). 
 
Però il COPINH ha denunciato che il governo non vuole perseguire i neanche i membri della famiglia Atala Zablah, imprenditori responsabili come mandanti del crimine di Caceres. 
 
“È un imperativo del COPINH e la lotta va oltre le ragioni strutturali che hanno prodotto questo crimine: il razzismo, questa mancanza di rispetto al diritto di consultazione delle comunità indigene e la mancanza di rispetto dell’autonomia dei popoli”, hanno segnalato. 
 
Attivisti del Messico, Colombia, Sudan, Namibia, Filippine, Indonesia e Kenya si sono uniti agli omaggi per l’attivista honduregna, come espressione della lotta per la difesa dell’acqua e della vita. 
 
Caceres, madre di quattro figli e leader della comunità indigena lenca, ha vinto nel 2015 il Premio Ambientale Goldman per dirigere una campagna contro un progetto idroelettrico con finanziamento internazionale nel fiume Gualcarque, sacro per le comunità indigene, e vitale per la loro sopravvivenza. 
 
Il 3 marzo 2016, sicari di DESA, si sono introdotti nella casa della leader lenca e l’hanno assassinata. 
 
Yodeni Masò Aguila, giornalista di Prensa Latina

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