Questa settimana, come in molti altri paesi del mondo, la compagnia asiatica ha deciso di donare all’isola un lotto di mascherine facciali e kits per diagnosticare il COVID-19 e così aiutare il paese nella sua lotta al nuovo coronavirus SARS Cov-2.
Tutto andava bene, fino a quando la ditta statunitense contrattata per trasportare il donativo ha rinunciato al contratto, intimorita dalle sanzioni che potrebbero colpirla per rompere il bloqueo economico, finanziario e commerciale degli Stati Uniti verso l’isola.
L’ambasciatore di Cuba a Pechino, Carlos Miguel Pereira, ha denunciato questo mercoledì che “il nobile, enorme ed lodevole sforzo” del fondatore di Alibaba, Jack Ma, non ha potuto toccare suolo cubano, ed a nessuno importa quanto necessarie potevano essere queste risorse.
Il passato 22 marzo, Jack Ma ha reso noto l’invio di due milioni di maschere, 400 mila reagenti di diagnosi e 104 ventilatori per 24 paesi dell’America Latina e dei Caraibi, compresa Cuba, per appoggiare la lotta alla pandemia di COVID-19.
Davanti alla nuova punizione contro l’isola, il presidente cubano, Miguel Diaz-Canel, ha reiterato che il bloqueo degli Stati Uniti viola i diritti umani dei cubani, ostacolando l’arrivo di aiuti umanitari dalla Cina.
Nel contesto attuale di propagazione globale del COVID-19, molte nazioni reclamano a Washington la sospensione delle sanzioni contro Cuba ed altri paesi come Venezuela ed Iran, per garantire l’accesso agli aiuti umanitari ed ai prodotti che hanno bisogno i loro rispettivi popoli.
Il ministro di Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodriguez, ha ringraziato persone, istituzioni e governi che si sono pronunciati per la fine del bloqueo degli Stati Uniti all’isola da differenti latitudini.
Nel suo account di Twitter, il cancelliere ha scritto: “Ringrazio per le multiple voci che negli USA e da distinte parti del mondo reclamano, in mezzo alla pandemia del COVID-19, il sollevamento del bloqueo contro Cuba”, mentre ha catalogato questa politica come “genocida”.
Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha sollecitato recentemente la fine delle misure coercitive unilaterali imposte a vari paesi, per garantire l’accesso agli alimenti, somministrazioni di salute ed assistenza, davanti alla pandemia.
Inoltre, l’alta commissaria per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha chiesto agli Stati Uniti il sollevamento delle sanzioni contro Cuba, Venezuela, Iran e la Repubblica Popolare Democratica della Corea, tra gli altri.
Ma gli appelli non hanno trovato orecchi ricettivi nella Casa Bianca che, al contrario, lancia diatribe contro la cooperazione medica cubana con altri paesi e si ostina a chiudere qualunque breccia che gli permetta qualsiasi entrata di aiuti e risorse all’isola.
Il paese perde ogni giorno 12 milioni di dollari dovuto al criminale bloqueo contro l’isola, secondo fonti ufficiali.
Dal trionfo rivoluzionario del 1959, le misure statunitensi contro Cuba hanno acquistato sempre di più effetti notabili in tutte le sfere della società, fino a raggiungere un impatto extraterritoriale in praticamente tutti gli angoli del pianeta.
Solo nel 2019, il governo di Donald Trump ha applicato 85 misure aggressive di diverso tipo contro la maggiore delle Antille, delle quali 43 hanno direttamente ampliato e rinforzato il bloqueo, considerato un atto di genocidio, secondo convenzioni internazionali.
Le sanzioni statunitensi contro l’isola contrastano con l’atteggiamento solidale di Cuba che a dispetto del forte impatto del bloqueo e delle conseguenze economiche che possa generare la pandemia, un’altra volta, condivide i suoi medici e le sue scarse risorse col mondo.
Come ha ripetuto in più di un’occasione il leader storico della Rivoluzione: “Cuba dà quello che ha, non quello che ha in più”.
Mario Muñoz Lozano, giornalista di Prensa Latina