Dopo l’impossibilità di distruggere Siria con una guerra terrorista imposta da quasi 10 anni, Washington ed i seguaci della sua politica in Europa Occidentale e nel Medio Oriente, sviluppano un intenso blocco economico, sovvenzionano i gruppi estremisti che sembrano moderati ed approfittano della pandemia della COVID 19 per soffocare questa nazione del Levante.
Nel nord siriano, specificamente nelle province di Aleppo, Hasaka ed Idlib, e nelle aree di Raqqa e Deir ez-Zor, gli Stati Uniti forniscono l’appoggio alle chiamate Forze Democratiche Siriane (FDS), controllano le risorse naturali come il petrolio ed il gas e creano un’infrastruttura per una loro presenza permanente per perseguire interessi egemonici.
Con 12 basi nella regione, Washington conta sulla collaborazione di truppe speciali della Francia, Regno Unito ed altri membri della NATO, ne sta costruendo altre due e mantiene una fluida somministrazione di risorse di ogni tipo attraverso punti confinanti con Iraq.
Inoltre, garantisce la riorganizzazione di elementi dell’ex Fronte Nusra e del Partito Islamico del Turkestan, e riabilita membri dell’Isis nel vasto deserto di Al Badiya dalle sue installazioni militari in Al Tanef, nel triangolo confinante tra Siria, Iraq e Giordania.
Parallelamente, Turchia incrementa la presenza militare nel nord di Aleppo e verso la divisione amministrativa con quella di Hasaka, dove ha costruito la diga Elisu sul fiume Tigre, come ha denunciato recentemente Bashar Al Jaafari, rappresentante permanente di Siria presso le Nazioni Unite e con cui priva migliaia di abitanti della zona delle somministrazioni d’acqua.
Allo stesso tempo, dal principio di quest’anno, l’Europa Occidentale ha prolungato le sanzioni ed il blocco economico e commerciale contro aziende, funzionari e personalità siriane e che includono blocco di conti bancari, proibizione di ogni tipo di somministrazioni ed ai quali si sommano, criteri manipolati politicamente, per la somministrazione di aiuti umanitari.
Come sempre, dai centri di potere occidentali si manipola qualunque tipo di negoziazione, tra queste le riunioni del denominato Comitato Costituzionale per una nuova Magna Carta in Siria ed il cui addetto ed inviato speciale dell’ONU, Geir Pedersen, ha detto alcune ore fa che è “impossibile conciliare riunioni, anche virtuali, davanti alla discrepanza delle parti”.
L’accordo in tale senso, è stato stabilito nel gennaio del 2018 in un incontro a Sochi, in Russia, del Congresso di Dialogo Nazionale Siriano ma non è riuscito fino ad oggi, a concretare nessuna decisione, soprattutto per l’intransigenza degli organizzazioni esponenti dell’opposizione, soprattutto quelle radicate ad Ankara, in Turchia e rappresentanti del governo, tra gli altri fattori.
Uno degli elementi in questione propiziati dagli Stati Uniti, è condizionare qualsiasi aiuto umanitario, come proibire il lavoro della Media Luna Araba Siriana in regioni del nordest di questa nazione, qualcosa che inoltre è avallato da Parigi e Londra, capitali di due potenze che hanno avuto un’estesa presenza nel territorio siriano.
Inoltre, il regime sionista di Israele lancia attacchi sistematici contro aree di Siria, viola lo spazio aereo del Libano, utilizza installazioni militari degli Stati Uniti in Giordania ed Iraq con questi fini e mantiene una presenza militare costante in acque orientali del Mediterraneo, oltre all’appoggio incondizionato alle pretese di Tel Aviv di annettere il Golan siriano occupato e zone della Palestina.
Queste azioni, intensificate nelle ultime settimane, non riflettono nessuna sensatezza ed in conseguenza sono un esempio definito dell’impunità con la quale cercano di distruggere, dividere e mettere in ginocchio Siria al costo di più di mezzo milione tra morti e feriti ed una cifra superiore ai 500 mila milioni di dollari in perdite della guerra imposta a questa nazione del Levante dalla fine del 2011.
Pedro Garcia Hernandez, corrispondente di Prensa Latina in Siria