giovedì 12 Dicembre 2024
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Trump e la negazione della COVID-19

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump è uno dei mandatari che affronta cifre record di colpiti per il nuovo coronavirus, dopo essere stato restio ad adottare misure contro la pandemia. 

 
“I governi che hanno adottato politiche più severe, e l’hanno fatto più rapidamente, hanno ottenuto una crescita più lenta delle morti. L’azione rapida è stata essenziale per appianare la curva di contagi del coronavirus”,  ha segnalato Thomas Hale, leader nell’indagine delle risposte dei governi al coronavirus dell’Università di Oxford. 
 
Tuttavia, Trump si rifiuta di mettersi la mascherina in pubblico, nonostante il paese che governa è quello con la cifra mondiale di morti più alta, con 130 mila decessi (quasi uno su quattro nel mondo). 
 
Negli Stati Uniti hanno aspettato troppo per prendere sul serio il problema, fatto che ha permesso al virus di stabilirsi ampiamente ed ora si richiede molto tempo per ridurre il tasso delle infezioni, ha dettagliato Hale. 
 
In realtà, ha aggiunto, vediamo che il focolai persiste, probabilmente perché le restrizioni si sono tolte prematuramente. 
 
Lo scienziato ha insistito sul fatto che il leader repubblicano ha minimizzato la malattia, non ha dato importanza a certi dati, ha deriso la scienza e le istituzioni ed ha ignorato le esperienze vissute in altre latitudini per dare priorità massima all’attività economica e dimostrarsi forte prima delle elezioni, previste per novembre prossimo. 
 
In questo passaggio, gli Stati Uniti non solo hanno visto la cifra dei contagi arrivare a tre milioni, ma hanno anche presenziato come il loro tasso di disoccupazione è aumentato fino al 14,7%. 
 
“Bisognerà vedere la situazione, ma senza una strategia seria, senza un piano post-pandemia, senza dati affidabili il messaggio che lanciano alla comunità internazionale ed agli investitori è di sfiducia. Non hanno credibilità”, ha detto Oliver Stuenkel, professore di Relazioni Internazionali nella Fundação Getulio Vargas di São Paulo. 
 
Analisti considerano che gli effetti collaterali nei paesi diretti da governanti negazionisti vanno oltre i contagi o l’economia. 
 
La mancanza di credibilità dei politici nella scienza ed il loro vincolo con determinate ideologie politiche è una delle preoccupazioni più reiterate degli esperti. 
 
L’economista Paul Krugman ricorda, nella colonna del New York Times, con il titolo “La realtà della COVID-19 ha un’inclinazione liberale”, che la destra statunitense ha respinto tempo fa la politica basata in evidenze a beneficio dell’evidenza basata in politica, “negando fatti che avrebbero potuto interferire in un’agenda predeterminata”. 
 
“C’è stato un fallimento tra la comunità scientifica e la politica per forgiare un’alleanza effettiva”, segnala Vania Figueroa, vicepresidentessa della Rete di Investigatrici del Cile e dottoressa in neuroscienza. 
 
“In Germania o Nuova Zelanda i consigli scientifici sono stati vincolanti, al contrario che negli Stati Uniti, dove Trump ha disattivato l’evidenza ed ha commesso aberrazioni pericolose. Questa è una contraddizione in un paese che dirige la ricerca mondiale. E lo stesso succede in Brasile”, ha aggiunto l’esperta. 
 
“La scienza è lo strumento più prezioso che abbiamo per affrontare le notizie false ed il negazionismo”, ha concluso. 
 
 
Richard Ruiz Julien, giornalista di Prensa Latina

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