Al collasso di queste entità si è aggiunto questo giovedì l’obitorio dell’Ospedale delle Cliniche nel Complesso Ospedaliero di Miraflores di questa città, per l’accatastarsi dei corpi senza vita attribuiti alla malattia.
L’amministrazione del centro assistenziale si è vista obbligata ad abilitare un spazio transitorio per depositare i cadaveri di persone decedute con sospetto di coronavirus, ma hanno dovuto interrompere il suo funzionamento per mancanza di capacità.
La chiusura dell’obitorio si è aggiunta a quella di altre installazioni, tra loro funerarie e cimiteri di La Paz ed altre città e dipartimenti del paese andino-amazzonico, dove anche numerosi ospedali stanno collassando per eccesso di pazienti.
Abbiamo molti decessi per questa patologia che sorpassano le capacità e smettono di funzionare molti obitori, per questo che cerchiamo spazi provvisori per i morti, ha dichiarato il direttore del centro, Oscar Romero.
Secondo il funzionario, il deposito abituale di cadaveri è collassato già vari giorni fa e ne hanno abilitato un altro in un recinto, perché i parenti tardano molto a raccogliere i loro morti e bisogna evitare i contagi.
Altre entità rimangono piene e si presentano problemi come nella città boliviana occidentale di Oruro, dove i corpi di 30 deceduti per la pandemia sono spariti da un obitorio e sono stati sepolti in una fossa comune.
Dopo una denuncia dei loro parenti, si è saputo che i funzionari amministrativi hanno assunto questa decisione senza contare con i loro parenti perché, rimanendo nell’obitorio, i cadaveri costituivano un rischio per la salute pubblica.
Fonti mediche di Oruro hanno precisato che sono state autorità del Comune quelle che che hanno ordinato di seppellire i morti nella fossa per evitare che fossero abbandonati in qualunque posto, come -hanno detto – succede tutti i giorni nel resto della Bolivia.
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