Il nemico in questo campo sono persone nocive per la società come i chiamati “coleros”(persone che fanno le file per poi rivendere la mercanzia”, rivenditori, accaparratori e trafficanti illegali di valute che speculano in momenti di necessità e colpiscono la maggioranza del popolo.
Quello che stiamo affermando con forza è non ammettere l’attività economica illecita, ha detto il presidente Miguel Diaz-Canel in una riunione del consiglio dei Ministri, nella quale è stato approvato il piano governativo contro queste illegalità.
A prima vista non sembra una guerra per decreto. Secondo il governante cubano la risposta “è popolare, con tutte le forze rivoluzionarie, perché è stato un reclamo della popolazione”.
È vox populi l’irritabilità contro questi fenomeni che si caratterizzano con lunghe file di fronte ai negozi di cibo ed altri prodotti che molte volte arrivano alle mani incorrette.
I mezzi di comunicazione locali pubblicano in questi giorni operativi contro accaparratori che immagazzinano alimenti ed altre materie prime necessarie per il popolo per rivenderli a prezzi abusivi.
Nelle reti sociali pullulano offerte di prodotti destinati alla popolazione, allontanati dal loro destino originale da mani dedicate ad arricchirsi con le necessità delle maggioranze.
Ciò succede mentre lo Stato eroga cifre milionarie nella lotta contro l’epidemia, con una strategia che cerca di eliminare il nuovo coronavirus dalla strada.
Tale condotta ha un alto costo in ospedalizzazione dei casi positivi e centri di isolamento per i sospetti, oltre a medicine, materiale di protezione, tra le altre cose necessarie, comprese quelli della scienza e della tecnologia dedicati in pieno a combattere la malattia sull’isola.
Allo stesso modo, le autorità implementano una strategia socioeconomica per affrontare gli effetti della pandemia, ed i colpi che sferra il governo degli Stati Uniti per privare la piccola e vicina isola delle risorse e delle valute necessarie per il suo sviluppo.
Di fronte a tale congiuntura, la Rivoluzione cubana è ricorsa ad un principio che l’ha seguita dai suoi inizi ed è l’accompagnamento popolare.
Per questo motivo, per la conformazione del piano contro le illegalità hanno lavorato con 11 istituzioni nazionali e con l’intenzione di integrare tutti i fattori della società, le sue organizzazioni sociali e di massa.
Un componente del piano è stata l’identificazione dei centri commerciali con maggiore incidenza con queste indiscipline; scoprire i responsabili, rinforzare l’intervento della polizia, la partecipazione dei lavoratori e della comunità.
Il primo ministro Manuel Marrero, in una comparizione radio e televisiva, ha spiegato che a livello nazionale hanno formato più di 3000 gruppi di confronto integrati da 22281 persone che rappresentano la cittadinanza, differenti istituzioni ed organizzazioni.
L’intenzione è lavorare con fermezza ma evitare errori, ingiustizie e propiziare lo sviluppo sociale, con dedizione alla legalità.
Diaz-Canel ha sentenziato che bisogna rompere una catena: “colero”-accaparratore-rivenditore e trafficante di valute.
Ha enfatizzato che quelli che promuovono questi delitti tentano di distruggere il lavoro dello Stato e del Governo, a cui attribuiscono le difficoltà nella fornitura di prodotti di prima necessità.
“Siamo i primi a riconoscere le nostre insufficienze; ma c’è un lavoro di continuità che si manifesta nel modo in cui, insieme al popolo, affrontiamo la pandemia, con l’apprendimento della Rivoluzione e l’unità”, ha rimarcato il mandatario.
Il governo cubano è anche in allerta sulla connessione di quelli che pretendono dividere la società cubana nelle attuali e complesse circostanze, con un lavoro pagato dagli Stati Uniti.
Diaz-Canel ha predetto che tali pretese e desideri di destabilizzare l’isola saranno sconfitti con l’azionare popolare, “senza cedere davanti a pressioni, ricatti, o proposte che vogliono pretendere annettere la patria cubana al nord brutale”.
Non agiremo mai, ha enfatizzato il Presidente, motivati dall’odio, perché sarebbe in contraddizione coi principi etici, solidali e di giustizia sociale della Rivoluzione.
E concludendo ha detto: “dove non si rispetti quanto disposto si agirà con severità, perché le strade a Cuba sono dei rivoluzionari e del popolo lavoratore”.
Orlando Oramas Leon, giornalista di Prensa Latina