Attualmente, la maggiore delle Antille somministra 11 vaccini (otto di produzione nazionale), con una media di 4.800 mila dosi annuali di immunogeni semplici o cocktail che proteggono contro 13 malattie, e tutti gli anni sorpassa il 98% di copertura in tutta la nazione, fatto che permette alla popolazione di raggiungere un livello immunitario alto.
Si tratta di un ampio espediente di riferimento mondiale. Per solo citare un esempio, la 66º Assemblea Mondiale della Salute ha approvato, in maggio del 2013, il Piano Strategico per lo Sradicamento della Poliomielite e la fase finale nel 2013–2018 a partire dai risultati apportati da Cuba nella sua lotta contro questa malattia.
Per i cubani, senza eccezione, la vaccinazione è gratuita, di accesso universale, è integrata nell’attenzione primaria di salute, ed è un impegno e rappresenta la volontà politica di proteggere la salute della popolazione attraverso un sistema di sanità integrale.
Pertanto, non è strano che l’isola caraibica occupi il posto 30 tra i più di 200 candidati vaccinali contro la COVID-19 in sviluppo nel mondo. Solo 30, compresa Cuba hanno ottenuto l’approvazione per iniziare prove cliniche, ha detto il dottore Vicente Verez Bencomo, direttore dell’Istituto Finlay dei Vaccini.
I paesi che oggi hanno candidati vaccinali in sviluppo sono Cina, Stati Uniti, Regno Unito, Russia, Australia, Giappone e Germania, paesi sviluppati con multinazionali connesse, ha sottolineato.
“Il candidato vaccinale cubano, Sovrana è il primo dell’America Latina ed il primo di un paese povero in risorse economiche, ma grande di spirito, che è la ragione che ci ha permesso di arrivare fino qui”, ha sottolineato Verez Bencomo.
Meno del 20% dei progetti a livello internazionale hanno ottenuto questa autorizzazione per le prove cliniche, ed uno di loro è Cuba, ha puntualizzato la direttrice di Investigazioni dell’Istituto Finlay Vaccini, Dagmar Garcia, uno dei tre ricercatori leader di Sovrana 01.
Ig/crc