venerdì 26 Luglio 2024
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Cuba e le garanzie occupazionali nel turismo di fronte alla COVID-19

Quando è iniziato marzo, Yisel Marrero, dipendente del Gruppo Iberostar, era ben lungi dall'immaginare che presto il turismo internazionale avrebbe smesso di entrare a Cuba a causa della COVID-19, e questo avrebbe cambiato le dinamiche di molti lavoratori come lei.

Dall’Asia e dall’Europa erano arrivate notizie sulla nuova malattia, con un impatto notevole sul calo dei visitatori dell’isola nei mesi di gennaio e febbraio, ma la presenza del virus nel territorio nazionale ha trasformato il panorama, dove la preservazione della vita è diventata la priorità principale del paese.

Marrero è passata al telelavoro, mentre 35.000 lavoratori di entità collegate al Ministero del Turismo hanno cessato le loro attività e hanno ricevuto la protezione delle politiche statali, che comprendeva 36 misure di natura lavorativa, salariale e previdenziale.

Tra questi, è stato stabilito il pagamento del 100% dello stipendio agli interessati durante il primo mese e del 60% dal secondo, garanzia che ha raggiunto oltre 146mila lavoratori di tutti i settori, secondo quanto affermato a luglio dalla ministra del Lavoro e Previdenza Sociale, Marta Elena Feitó.

Il turismo, in tutto il mondo, è stato uno dei settori più colpiti dalla pandemia, che ha provocato la perdita di 142,6 milioni di posti di lavoro, secondo Gloria Guevara, presidentessa e CEO del Consiglio Mondiale dei Viaggi e del Turismo.

Cuba non è stata l’eccezione in termini di effetti, ma la differenza è che qui l’interruzione non ha significato la perdita del posto di lavoro, ma, al contrario, si è preservata la forza lavoro qualificata che fornisce servizi in tutti i settori della cosiddetta industria del tempo libero.

Lo ha assicurato a Prensa Latina, Melva Andricaín, direttrice del capitale umano del Ministero del Turismo (Mintur), che ha spiegato di aver cercato di trovare alternative occupazionali, insieme al Sindacato Nazionale dei Lavoratori degli Hotel e del Turismo (Sntht).

Il paese offriva garanzie salariali, ma sia per l’economia nazionale che per l’economia familiare, bisognosa di reddito, i lavori temporanei erano visti come l’opzione migliore.

Il segretario generale della Sntht, Víctor Lemagne, ha detto a Prensa Latina che il cambiamento di attività ha prevalso come concetto ed il settore sanitario ha accolto il maggior numero di persone, sia nei centri di isolamento che negli ospedali (pulizia, sicurezza, reception e servizi, tra gli altri).

Sono state messe a disposizione del sistema sanitario anche lavanderie turistiche e centri di trasformazione alimentare, mentre 58 strutture sono state dedicate alla cura dei viaggiatori ed ai contatti dei casi accertati.

Lemagne ha evidenziato la creazione di 220 brigate Elpidio Sosa, un martire in rappresentanza del settore, in cui si raggruppavano coloro che si erano impegnati in questi compiti, nonché altri legati alla produzione alimentare e alla vendita a domicilio di piatti pronti.

Inoltre, 80 brigate hanno lavorato in ristrutturazione degli hotel e recupero di camere, non solo per elevare i propri standard, ma per ottenere la certificazione di turismo igienico e sicuro per tutte le strutture.

Il principio è stato quello di non perdere forza lavoro qualificata, ha rimarcato il segretario generale della Sntht, che ha sottolineato che negli ultimi anni la fluttuazione in questo ramo ha superato il 20%, un motivo in più per non perdere il legame nelle attuali circostanze.

Karina Marron Gonzalez, giornalista di Prensa Latina

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