lunedì 25 Novembre 2024
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Chiedono il salvataggio delle relazioni tra Colombia e Cuba

Le relazioni diplomatiche tra Cuba e Colombia stanno vivendo attualmente momenti critici tra le richieste di salvataggio in riconoscimento del carattere costruttivo che prevaleva nelle fasi precedenti e il sostegno dell'isola ai processi di pace.

Il 6 febbraio, l’ambasciata dell’isola nella nazione sudamericana ha informato il governo Duque di un presunto attacco militare del Fronte di guerra orientale dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) da eseguire a Bogotá.

Come spiegato in un relativo memorandum, la veridicità delle informazioni non era una certezza, ma l’importanza di evitare un atto di questa natura che avrebbe messo in pericolo la vita dei civili non ha lasciato tempo per le verifiche.

Due giorni dopo è avvenuto un incontro che è stato ritardato dalla Colombia ed era stato richiesto dall’ambasciatore cubano, José Luis Ponce, con le autorità locali, e che purtroppo si è concluso con informazioni molto sensibili in possesso della stampa.

Non si conosce invece la risposta delle autorità colombiane all’avvertimento, come indica un comunicato del ministero delle Relazioni Estere cubano.

“Cuba non sa se le autorità colombiane abbiano proceduto per svolgere un’indagine, se abbiano prontamente scartato le informazioni o se già lo sapessero”, si legge nel documento.

La campagna contro L’Avana si è intensificata al punto di accusare la nazione caraibica di nascondere informazioni e di essere complice dell’ELN, servendo come base per i leader di quella forza di guerriglia per orchestrare gli attacchi.

Nella capitale cubana sono presenti i rappresentanti dell’ELN per i negoziati di pace con lo Stato colombiano, sospesi nel 2019 dopo l’attentato alla Scuola dei Cadetti di Polizia di Bogotá.

Da allora, l’amministrazione di Iván Duque ha chiesto l’estradizione dei negoziatori dell’ELN, richiesta che L’Avana respinge nel rispetto del suo ruolo di garante del processo e di quanto concordato in caso di interruzione dei colloqui.

La dichiarazione del ministero delle Relazioni Estere cubano specifica che la delegazione dell’ELN che rimane sull’isola “ha manifestato di non conoscerla affatto e ha ribadito la garanzia di non essere stata coinvolta nelle decisioni o nelle operazioni militari dell’organizzazione”.

Lo stesso ELN ha confermato quanto sopra in una dichiarazione in cui chiarisce che la squadra delle negoziazioni “ha l’orientamento esclusivo di svolgere il lavoro nella ricerca della pace, e non partecipa all’elaborazione dei piani militari, tanto meno all’orientamento e all’esecuzione di operazioni militari”.

Al contrario, quella forza ribelle ha accusato il governo Duque di aver pianificato un falso positivo da parte dell’intelligence militare per ritenere l’ELN responsabile di atti terroristici.

In un’intervista con i media colombiani, il capo della delegazione di pace dell’ELN a L’Avana, Pablo Beltrán, ha convenuto che si tratta di una configurazione del governo Duque per mantenere le tensioni diplomatiche.

L’escalation diplomatica e mediatica contro Cuba è stata squalificata da politici, analisti e governi come Norvegia, un altro dei paesi garanti dei colloqui di pace.

L’ambasciatore di quel Paese europeo in Colombia, John Petter Opdahl, ha assicurato che la condotta seguita dalle autorità cubane è corretta di fronte a un’allerta di questo tipo.

“I miei colleghi garanti cubani hanno fatto la cosa giusta. Se una missione diplomatica riceve informazioni su un possibile atto di violenza in un altro paese, deve informare le autorità in modo che possano svolgere le indagini corrispondenti. È molto strano che non si ringrazi Cuba per fornire questo tipo di informazioni”, ha detto Opdahl al quotidiano El Espectador.

Allo stesso tempo, ha ricordato che il rifiuto dell’isola di estradare i negoziatori dell’ELN è dovuto all’accordo firmato all’inizio dei colloqui di pace.

Dello stesso parere è la direttrice della Fondazione Ideas para la Paz, María Victoria Llorente, che ha commentato allo stesso giornale che “sarebbe come infrangere le regole di garanzie internazionali su questo tipo di processo”.

In un recente editoriale, quel quotidiano descrive come irresponsabile la posizione del governo di Iván Duque con il paese caraibico, uno dei principali alleati del processo di pace e che mette a rischio i rapporti diplomatici.

“La verità è che nessun accordo di pace, nessun negoziato può avvenire senza regole chiare su ciò che accadrà se vengono interrotti. Quando Colombia, come stato, sceglie di violare quel patto, sta tradendo la sua promessa, qualunque sia la ragione”, sottolinea l’articolo di opinione.

Il legislativo colombiano convocherà la ministra degli Esteri, Claudia Blum, e il ministro della Difesa, Diego Molano, per spiegare il corso di queste azioni che secondo alcuni senatori stanno compromettendo i rapporti bilaterali con l’isola. Il senatore del Polo Democratico, Iván Cepeda, ha assicurato che con Antonio Sanguino, di Alianza Verde, convocheranno la Cancelliere e il Ministro della Difesa al dibattito per spiegare le azioni dei ministeri che dirigono, che compromettono i rapporti tra Colombia e Cuba, e perché le informazioni riservate sono comparse nei mass media.

L’isola caraibica mantiene la sua invariabile posizione a favore della pace in Colombia e, nonostante la campagna contro di lei, continua a scommettere perché “prevalgono la volontà di pace, l’interesse legittimo e l’autodeterminazione del popolo colombiano, la saggezza e il buon senso”.

 

Alain Valdes Sierra, giornalista di Prensa Latina 

 

 

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