venerdì 26 Luglio 2024
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Gli Stati Uniti e la violenza armata

La morte di 18 persone negli Stati Uniti a causa della violenza armata ribadisce che di parole ce ne sono troppe e che manca l'azione del Congresso per rendere giustizia alla tragedia.

 

La sparatoria contro la popolazione è un male ricorrente in un paese in cui il diritto al possesso delle armi è stabilito dalla Costituzione ed è promosso da organizzazioni come la National Rifle Association (NRA, per il suo acronimo in inglese), fondata nel 1871 e composta da più di cinque milioni di membri.

 

Secondo le statistiche ufficiali citate dal New York Times, gli statunitensi hanno visto il numero di omicidi crescere esponenzialmente nel 2020, infatti il paese ha superato i 20.000 omicidi all’anno, per la prima volta dal 1995.

 

Sebbene non sia chiaro cosa abbia causato l’aumento, alcune possibilità sono le varie tensioni della pandemia, l’aumento delle vendite di armi durante la crisi e, in particolare, l’aumento dei crimini d’odio.

 

I fatti successi ad Atlanta, dove sono morte otto persone, e a Boulder, in Colorado, con 10 morti, sono solo esempi di un problema che da anni affronta la popolazione del paese e riflette le profonde divisioni tra gli statunitensi e un Congresso che parla ma non intraprende azioni decisive per affrontare la sfida.

 

Di fronte alla situazione, il presidente Joe Biden chiede, come altri hanno già fatto, il divieto delle armi d’assalto e un controllo degli antecedenti penali per ottenere uno di questi dispositivi.

 

Dopo la seconda sparatoria di massa, il presidente ha detto che l’inasprimento delle leggi sulle armi non dovrebbe essere una questione di parte, ma i repubblicani al Congresso hanno dimostrato scarso interesse per le proposte democratiche.

 

Secondo un database prodotto dal giornale USA Today e dalla Northeastern University, la sparatoria in Colorado è la settima sparatoria di massa dell’anno negli Stati Uniti.

 

La presidente della Camera dei rappresentanti, la democratica Nancy Pelosi, è una di quelle che pensa che “è necessaria un’azione per evitare che questo flagello continui a devastare le nostre comunità”, ha detto.

 

Un articolo del Times pubblicato martedì affronta altri aspetti di questa crisi, come la divisione sulla politica delle armi tra gli stati repubblicani e quelli democratici, fatto che definisce la politica statunitense.

 

Secondo il quotidiano di New York, gli sforzi divergenti riflettono la situazione del consiglio di controllo nazionale delle leggi sulle armi che si allineano con le tendenze di partito di ogni stato, mentre il Congresso non ha affrontato la violenza delle armi con una legislazione significativa dal 1994.

 

Dal massacro del 2012 alla Sandy Hook Elementary School nel Connecticut, in cui sono stati uccisi 20 alunni della prima elementare e sei adulti, 13 stati, tutti controllati dai Democratici, hanno emanato o ampliato i controlli sugli antecedenti penali per l’acquisto di nuove armi.

 

Nel frattempo, 14 stati, tutti controllati dai repubblicani, hanno approvato leggi che consentono ai loro cittadini di portare armi senza nessun processo di autorizzazione.

 

“Abbiamo visto gli stati agire perché il governo federale non l’ha fatto”, ha detto Laura Cutilletta, amministratrice delegata del Giffords Legal Center to Prevent Gun Violence.

 

In patria, i repubblicani, in generale, si oppongono fermamente ai nuovi regolamenti sulle armi, sostenendo che il Secondo Emendamento è sacrosanto e non dovrebbe essere violato praticamente da nessuna legislazione.

 

Attualmente negli Stati Uniti si stima che ci siano quasi 400 milioni di armi nelle mani della popolazione, dunque un terreno fertile per ancora più azioni come quelle ad Atlanta e in Colorado, fintanto che il Congresso non passa dalle parole ai fatti.

 

Igor Volsky, fondatore e CEO di Guns Down America, un gruppo che cerca di ridurre il numero di pistole nel paese, era lapidario quando ha dichiarato: “Sappiamo perfettamente cosa fare, semplicemente non abbiamo la volontà politica di farlo”.

 

Ma dopo le due sparatorie dei giorni scorsi, altri si stanno unendo a Biden e affermano che l’inasprimento delle leggi sulle armi non dovrebbe essere una questione di parte, ma i repubblicani al Congresso hanno dimostrato scarso interesse per le proposte democratiche.

 

In brevi e cupe osservazioni della Casa Bianca, Biden ha chiesto al Senato di approvare un divieto sulle armi d’assalto e di chiudere le scappatoie nei controlli sugli antecedenti penali, dicendo che così facendo sarebbe “una misura con buon senso, che salverà in futuro molte vite negli Stati Uniti”.

 

Louis Beaton, giornalista di Prensa Latina 

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