Attraverso una dichiarazione, il Comando Centrale dell’ELN ritiene che detta dichiarazione “in sostanza è una cortina di fumo per nascondere la sua incapacità di portare avanti un dialogo con le comunità che protestano per cercare soluzioni ai loro bisogni”.
Sottolinea che “se il governo non è in grado di dialogare con la popolazione mobilitata nelle strade, meno sarà capace di farlo con l’ELN in armi”.
Tuttavia, i guerriglieri sottolineano che la loro delegazione è a L’Avana, Cuba è disposta ad assisterli.
Sottolinea che il governo di Iván Duque sa che l’ELN non accetta nessuna imposizione o condizione unilaterale su cui non esiste un accordo.
Recentemente, in esclusiva a Prensa Latina, il capo della delegazione per la pace di quella forza di guerriglia a L’Avana, Pablo Beltrán, ha affermato che l’ELN insiste sul dialogo per una soluzione politica al conflitto armato in Colombia.
Ha sottolineato che l’ELN porta sul tavolo dei negoziati, in primo luogo, la fine del conflitto armato, il che significa eliminare la violenza dalla politica.
“Non si tratta di porre fine alla guerra, ma di concordare le trasformazioni e che si realizzano, in un’attuazione simultanea di quanto concordato”, ha aggiunto.
Il 9 maggio l’Alto Commissario per la Pace ha rilasciato un comunicato in cui descrive l’articolazione di uno spazio indiretto di avvicinamento ed esplorazione con l’ELN con la mediazione dell’ONU e della Santa Sede, tra gli altri.
“Ad oggi, l’ELN non ha compiuto nessun progresso nelle decisioni necessarie che rendano possibile uno spazio di dialogo, rifiutandosi di rispettare le condizioni stabilite dal presidente”, si legge nel testo dell’ente governativo colombiano.
Da parte sua, l’ELN sottolinea che “Duque deve smetterla di essere deluso, se vuole dialogare con l’ELN con grande piacere sarà assistito, ma senza imposizioni, è qualcosa di elementare che tutti conoscono”.
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