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Cile ha ordinato di risarcire i minatori vittime di un famoso incidente

Santiago del Cile, 11 giu (Prensa Latina) Un tribunale della capitale ha ordinato oggi al Ministero del Tesoro di risarcire con 40 milioni di pesos cileni (circa 55.000 dollari) 31 dei 33 minatori rimasti intrappolati nell'agosto del 2010 da una frana.

Il crollo avvenuto il 5 agosto 2010 nella miniera di San José, situata in una zona desertica a quasi mille chilometri a nord di questa capitale, ha attirato l’attenzione mondiale dopo che si è appreso che gli operai erano vivi ma sepolti a 700 metri di profondità.

 

Ciò ha generato un dispiegamento internazionale per la loro salvezza fino a quando non sono stati finalmente salvati 69 giorni dopo l’incidente, in un evento senza precedenti, che è stato persino portato sugli schermi cinematografici.

 

Oggi, 11 anni dopo la tragedia e dopo lunghe rivendicazioni delle persone colpite, la Seconda Camera della Corte d’Appello di Santiago ha concluso che lo Stato aveva mancato al suo dovere di protezione e aveva agito per negligenza, per cui ha ordinato che i querelanti fossero risarciti.

 

La sentenza indica che se lo Stato avesse ottemperato al proprio obbligo di controllo dell’attività a rischio svolta dalla società mineraria e alla mancanza di evidenti condizioni di sicurezza già anni prima dell’evento, i 33 lavoratori non avrebbero subito l’infortunio.

 

Le indagini hanno stabilito che, sebbene la miniera di San José avesse tutte le autorizzazioni per operare, “ripetutamente e persistentemente non rispettava i requisiti di base”.

 

Conclude che per questo motivo, quando sono rimasti intrappolati, i minatori “non hanno potuto essere soccorsi immediatamente, rimanendo a lungo sottoterra, provocando agli operai il danno psicologico accreditato nel processo”

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