L’ex presidente della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (Conaie) è stato arrestato per il presunto reato di uso illegale e traffico di terra, dopo un processo che ha dovuto affrontare nel 2017 e per il quale è stato condannato a tre anni e otto mesi di reclusione.
In quell’occasione, la proposta era di rendere effettivo l’articolo 10 della Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sui popoli indigeni e tribali, che prevede sanzioni alternative e attraverso la quale è stato sentenziato al lavoro in comunità.
Tuttavia, ieri, un giudice della provincia di Pastaza ha emesso un ordine di reclusione e l’ex leader è adesso detenuto nel penitenziario di Macas; tutto ciò ha suscitato sospetti su una possibile persecuzione, per scopi politici.
A questo proposito, l’avvocato di Vargas, Lenin Sarzosa, ha dichiarato sul suo account Twitter: “Pochi giorni prima del VII Congresso della Conaie, il leader Kichwa dell’Amazzonia, Antonio Vargas, è stato detenuto per un processo con connotazioni politiche”.
Sulla vicenda sono intervenute anche diverse organizzazioni attraverso le proprie pagine ufficiali, tra cui la stessa Conaie, per la quale la detenzione è ingiusta, trattandosi di un “caso già risolto con misure alternative al carcere” ed etichettato come una persecuzione.
In una conferenza stampa che si è svolta oggi, i leader indigeni hanno sostenuto tale criterio e hanno esortato i difensori internazionali dei diritti umani a seguire il caso, che considerano alterato da numerose violazioni della legge.
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