giovedì 26 Dicembre 2024
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L’ex presidente ecuadoriano Rafael Correa sottolinea il ruolo del Grupo de Puebla

Quito, 30 lug (Prensa Latina) L'ex presidente dell'Ecuador Rafael Correa ha sottolineato oggi il ruolo del Gruppo de Puebla, rispetto agli anni della creazione di quello spazio che difende l'autodeterminazione dei popoli.

Dopo essersi congratulato con i membri dell’istanza, l’ex presidente ha sottolineato che il Gruppo era necessario in America Latina e con Spagna, per riflettere sulla realtà, proporre e generare azioni come denuncia del lawfare (guerra legale), blocchi e golpe di stato .

“Sono stati due anni intensi e molto speciali nella storia dell’America Latina. Siamo di fronte alla peggiore crisi almeno dell’ultimo secolo, a causa della pandemia della COVID-19, ma anche della pandemia del neoliberismo”, ha affermato al vertice del secondo anniversario, che ha riunito più di 50 leader di 16 paesi.

A questo proposito, ha citato eventi come le proteste popolari registrate nel 2019 in Colombia, Ecuador e Cile, il golpe di stato in Bolivia, che ha definito brutale, e, come ha chiarito, ha avuto l’incredibile e sorprendente sostegno dell’OSA, al comando di Luis Almagro, che ha etichettato come traditore.

D’altra parte, ha menzionato aspetti positivi degli ultimi due anni come la ripresa della Bolivia, dove Luis Arce ha vinto la presidenza e le vittorie elettorali in Argentina e Perù.

A questo proposito, ha osservato che, purtroppo, il progressismo in Ecuador non ha ottenuto la vittoria, ma costituisce la più grande forza politica della nazione.

Per quanto riguarda il lawfare, ha sottolineato che il Gruppo de Puebla lo ha denunciato, poiché non solo ruba diritti ad alcuni leader come il caso di Luis Inacio Lula da Silva in Brasile, ma anche la democrazia di quello stato.

Su questo punto è stato enfatico quando ha detto che l’attuale presidente brasiliano Jair Bolsonaro non avrebbe vinto i voti se Lula fosse stato libero; e, nel caso dell’Ecuador, Guillermo Lasso non avrebbe ottenuto la presidenza se avesse potuto lui tornare nel suo paese, senza la persecuzione o la condanna determinata in 17 giorni contro di lui per impedirgli di candidarsi.

Ha anche avvertito che oggi i popoli sono in ribellione e nonostante ci siano state battute d’arresto, ci sono anche grandi vittorie.

Ig/scm

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