La sua co-regista, Maribel Acosta Damas, ha detto a Prensa Latina che l’accoglienza del film di 39 minuti è stata molto commovente, ed ha ricordato anche la realizzazione dell’esperto Roberto Chile e la produzione di Resumen Latinoamericano.
“Queste sono le prime presentazioni al pubblico e con parte del team di registi del documentario, che è stato in gran parte prodotto durante la pandemia”, ha affermato Acosta Damas.
È stato trasmesso in televisione a Cuba, in Ucraina e negli Stati Uniti, tra gli altri paesi.
Durante la sua prima a Madrid, “Sacha, un bambino di Chernobyl”, ha suscitato forti emozioni ed espressioni di ammirazione nei confronti di Cuba
Il punto di partenza del documentario è la storia di Olexandr Savchenko “Sacha”, bimbo di un anno, arrivato a Cuba con la madre Lida, dopo l’esplosione della centrale elettronucleare Vladimir Ilich Lenin a Chernobyl, il 26 aprile 1986.
Sacha, che viveva a Chernigov, una cittadina nella campagna ucraina vicino alla zona dell’incidente, si ammalò e a causa della mancanza di diagnosi accurate nel suo paese, sua madre decise di portarlo a Tarará, un campo per bambini al mare, a est de L’Avana.
Una storia a lieto fine, come la stragrande maggioranza dei bambini che hanno ricevuto cure a Cuba per 21 anni.
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