venerdì 26 Luglio 2024
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Trionfo degli ideali nel primo giorno di libertà per i cubani “

Cuba deve essere una nazione grande e civile per estendere un braccio amico e un cuore fraterno a tutti gli altri popoli”, ha detto Carlos Manuel de Céspedes quando ha dichiarato l'indipendenza, ha preso le armi con altri patrioti e ha liberato i suoi schiavi.

Il 10 ottobre 1868, l’avvocato ribelle Céspedes ottenne un trionfo delle idee indipendentiste contro il fondamentalismo ispanico e le correnti riformiste e annessioniste con il suono della campana del suo centrale della zucchero “La Demajagua”, a Manzanillo, davanti a circa 500 insorti riuniti.

 

Quella mattina, il patrizio di Bayamo emanò la dichiarazione di indipendenza nota come Manifesto della Giunta Rivoluzionaria dell’Isola di Cuba o Manifesto del 10 ottobre.

“Cittadini”, ha detto, “quel sole che vedete sorgere dalla cima del Turquino viene ad illuminare il primo giorno della libertà e dell’indipendenza di Cuba”.

 

Con gli occhi fissi sulla sua piccola piantagione di zucchero, esclamò: “Cittadini, fino a questo momento siete stati miei schiavi. D’ora in poi, siete liberi come lo sono io. Cuba ha bisogno di tutti i suoi figli per ottenere l’indipendenza!”.

E ha sottolineato: “Chi vuol seguirmi, mi segua; chi vuole restare, resti, tutti sarete liberi come gli altri”.

Il gesto di Céspedes anticipava l’arresto dei cospiratori previsto da un ordine del capitano generale spagnolo Francisco Lersundi, che avrebbe ritardato il processo a tempo indeterminato.

Cominciò così questa prima guerra per l’indipendenza che durò 10 anni e ebbe un carattere nazionalista, democratico e antischiavista.

Tra i cubani maturò una coscienza nazionale patriottica e, sebbene l’oligarchia schiavista rimase soggetta alla Spagna fino alla fine del XIX secolo, la nazione cubana fu fondata per sempre.

Seguì la cosiddetta Piccola Guerra (1879-1880) e la Guerra d’Indipendenza (1895-1898), organizzata da José Martí.

Al momento dello scoppio della rivoluzione, la popolazione schiava contava circa 300.000 tra uomini e donne, più del 70% nella regione occidentale. C’erano anche circa 200.000 mulatti e neri liberi (41,3% in Occidente, 20,5% al centro e 38,2% in Oriente).

La questione dell’abolizione della schiavitù ha trionfato all’interno della Rivoluzione del 68 e nell’articolo 24 della Costituzione di Guaimaro è stato incarnato il principio “Tutti gli abitanti della Repubblica sono interamente liberi”.

La lotta rivoluzionaria iniziata il 10 ottobre 1868 è stata sostenuta in altre regioni del paese e sebbene non abbia alla fine raggiunto il suo obiettivo di indipendenza e abolizione della schiavitù, ha avuto un’influenza decisiva sulla storia di Cuba.

Fidel Castro, che abbracciò quegli ideali, nel suo memorabile discorso del 1968 per commemorare il centenario della storica impresa, ha affermato: “esiste una sola Rivoluzione cubana da quella iniziata da Céspedes fino ai giorni nostri, compresa quella che trionfò il 1° gennaio 1959”.

 

Marta Denis Valle, giornalista collaboratrice di Prensa Latina

 

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