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Esigono in Argentina di avanzare nel caso Maldonado

Buenos Aires, 22 ott (Prensa Latina) A quattro anni dalla scomparsa, i parenti del giovane argentino Santiago Maldonado esigono oggi di nominare un nuovo giudice che indaghi sui fatti che hanno portato alla sua morte, senza escludere la figura della sparizione forzata.

Finora senza progressi, Sergio Maldonado continua a lottare per la giustizia per suo fratello, che è stato visto l’ultima volta nell’agosto 2017, quando le forze della gendarmeria hanno represso una protesta dei Lof nella resistenza Cushamen, a Chubuts. Il suo corpo è stato trovato 78 giorni dopo mentre galleggiava a 400 metri a monte.

Il giorno prima, accompagnato da gruppi per i diritti umani, Sergio e l’avvocato in causa, Verónica Heredia, hanno presentato alla Corte Suprema di Giustizia della Nazione una nuova petizione sul caso, dal titolo: “Maldonado, Santiago Andrés per l’articolo 142 ter del CP s/Scomparsa Forzata”, fermato un anno e sette mesi fa.

In un messaggio sui suoi account dei social, il fratello di Maldonado ha denunciato oggi la mancanza di risposta da parte della Corte per decidere e nominare un nuovo giudice per svolgere un’indagine, senza escludere la figura della scomparsa forzata e ha descritto come essenziale sostituire il giudice Gustavo Lleral, dopo che lui stesso ha dichiarato pubblicamente di non essere imparziale in questo caso.

“Non dobbiamo lasciare impuniti la scomparsa per 78 giorni e la morte di Santiago Maldonado. Vi ringrazio molto per il vostro accompagnamento, se la giustizia non funziona, dobbiamo costruire un modo per rivendicare collettivamente la Magistratura affinché ci ascolti”, ha detto Sergio, che da 50 mesi chiede giustizia per suo fratello.
Il maggiore dei Maldonados si è reso visibile in quei giorni del 2017 per scoprire dove si trovasse suo fratello ed è stato anche lui a riconoscerne il corpo, dopo una lunga ricerca, che ha portato centinaia di argentini a manifestarsi ed a esigere di sapere dove si trovasse Santiago.

Il primo agosto 2017 il giovane tatuatore, allora 28enne, era andato a sostenere la lotta dei Mapuche, che dal marzo del 2015 vivevano in alcuni terreni appartenenti a quasi un milione di ettari che il gruppo italiano Benetton ha rubato agli indigeni.

La gendarmeria è giunta sul luogo degli scontri e i testimoni affermano di averlo visto fuggire dai proiettili di gomma. La sua scomparsa ha fatto notizia per 78 giorni dentro e fuori il paese fino a quando, dopo cortei e proteste, il suo corpo è stato ritrovato a galleggiare nelle fredde acque di un fiume, vicino al luogo in cui si sono verificati i fatti.

Ig/may

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