Garzón, responsabile del coordinamento del team internazionale di avvocati che difendono il giornalista australiano, ha affermato in una dichiarazione rilasciata dal suo studio che il verdetto annunciato venerdì dall’Alta Corte di Londra mette chiaramente a rischio la vita del suo cliente.
Esauriremo tutte le risorse nazionali e internazionali per difendere coloro che non hanno commesso nessun crimine e hanno resistito eroicamente e coraggiosamente per più di 11 anni alla persecuzione per difendere la libertà di espressione e l’accesso all’informazione, ha affermato il noto avvocato.
In una decisione che è stata definita un “aborto di giustizia” dalla sua compagna sentimentale Stella Moris, i due giudici della Corte Superiore di Londra hanno dato luogo al ricorso dei pubblici ministeri statunitensi contro una precedente sentenza che impediva l’estradizione di Assange negli Stati Uniti.
L’avvocato spagnolo ha confermato a sua volta che la difesa del fondatore di WikiLeaks farà ricorso contro tale sentenza dinanzi alla Corte Suprema del Regno Unito.
Gli Stati Uniti vogliono giudicare Assange per aver pubblicato file su WikiLeaks che espongono i crimini di guerra commessi dalle forze armate statunitensi in Iraq e Afghanistan, e migliaia di cablogrammi con segreti della diplomazia di quella nazione.
Lo scorso gennaio, un giudice del processo si è opposto all’estradizione perché esperti psichiatrici convocati dalla difesa avevano assicurato che il cinquantenne cyberattivista avrebbe potuto suicidarsi in un carcere statunitense.
I pubblici ministeri statunitensi hanno contestato il rigetto dell’estradizione e in un’udienza di appello tenuta lo scorso ottobre hanno assicurato all’Alta Corte che Assange non sarà sottoposto a un regime carcerario estremo se processato e condannato negli Stati Uniti, cosa in cui non credono i difensori del giornalista.
Il fondatore di WikiLeaks è stato incarcerato da quando il governo ecuadoriano lo ha consegnato alle autorità britanniche nell’aprile del 2019 ed è stato condannato a 50 settimane di carcere per aver violato un vincolo imposto nel 2012, quando ha deciso di chiedere asilo all’ambasciata del paese sudamericano a Londra per paura di essere estradato.
Nonostante Assange abbia scontato la pena per intero e non sia stato accusato di nessun altro crimine nel Regno Unito, i giudici britannici hanno deciso che dovrà rimanere in carcere fino a quando non concluderà il processo che, secondo gli esperti, potrebbe richiedere diversi anni.
Nestor Marin, corrispondente di Prensa Latina nel Regno Unito