Bolivia chiede rispettosamente alla Corte di giudicare e dichiarare che Bolivia ha la sovranità sui canali artificiali e sui meccanismi di drenaggio della Silala che si trovano nel suo territorio, ha affermato l’ambasciatore anche della nazione boliviana nei Paesi Bassi.
Un’altra richiesta presentata alla CIG è il riconoscimento che Bolivia “ha il diritto di decidere” se mantiene queste strutture artificiali e come, ha informato Calzadilla in dichiarazioni al canale televisivo Bolivia TV sulla sua seconda e ultima partecipazione al ciclo di discussioni orali sul caso.
Lunedì scorso, al secondo turno, la difesa cilena ha affermato che la nazione transandina non creerà alcun ostacolo affinché Bolivia possa utilizzare le acque della Silala in futuro secondo il principio di “un uso equo e ragionevole”.
Tuttavia, Cile ha sottolineato che i disaccordi tra le parti comprendono, appunto, “l’interpretazione e l’applicazione del principio di equo e ragionevole utilizzo, e gli obblighi connessi a tale principio in materia di scambio di informazioni e di notifica preventiva”.
Ha sostenuto che gli usi di queste acque risalgono all’inizio del 20° secolo, senza che Bolivia abbia mai contestato gli usi fatti dal Cile e che le ha utilizzate anche durante quel periodo quando ha concesso un’autorizzazione al Cile.
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