venerdì 26 Luglio 2024
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Masetti: bisogna dire sempre la verità senza paura

58 anni fa un giorno come oggi, il giornalista Jorge Ricardo Masetti entrò per sempre nella giungla di Salta, nel nord della sua natia Argentina, evitando così la sua cattura come "Comandante Secondo" della guerriglia che il suo connazionale Ernesto Che Guevara stava preparando.

Nonostante la sua scomparsa fisica poco prima del suo 35° compleanno, Masetti ha lasciato un’opera monumentale nel giornalismo latinoamericano del secolo scorso, che trascende fino ai giorni nostri pieni di fake news, provocazioni digitali, concentrazione mediatica, manipolazione dell’informazione e guerre mediatiche.

Oltre a descrivere come scoop nel suo libro “Quelli che lottano e quelli che piangono.Il Fidel Castro che ho incontrato” l’impresa condotta da Fidel Castro nella Sierra Maestra, fonda -su indicazioni del leader cubano e del Che Guevara- l’agenzia Prensa Latina, destinata a difendere la nascente rivoluzione a Cuba e le cause giuste dell’America Latina e dei Caraibi.

La sua vita e il suo lavoro sono raccolti in diversi libri di testimonianze, nonostante gli sforzi per mettere a tacere queste informazioni da parte dei grandi media internazionali. Tra le testimonianze più illuminanti spicca quella del Premio Nobel per la Letteratura, il colombiano Gabriel García Márquez.

“Era il miglior giornalista che io possa ricordare”, ha detto l’autore di “Cento anni di solitudine” nel documentario “La palabra empeñada”, diretto nel 2008 da Martín Masetti, nipote del giornalista argentino, e Juan Pablo Ruiz.

“Masetti e io abbiamo fatto un unico fronte giornalistico. Stavamo indagando di tutto ed ovunque”, ha detto García Márquez nel documentario, aggiungendo: “dove ho imparato ad afferrare la notizia e a non farmela scappare è stato a Prensa Latina”.

Dalla fondazione dell’Agenzia di Stampa Latinoamericana il 16 giugno 1959, Masetti e altri giornalisti cubani e latinoamericani hanno deciso di rompere il monopolio delle notizie nella regione delle agenzie statunitensi Associated Press (AP) e United Press International (UPI) .

Contro ogni previsione, questo -il primo media alternativo della regione- è riuscito a resistere alla censura, alla persecuzione e persino all’omicidio dei suoi corrispondenti, svolgendo la sua opera in numerosi uffici, soprattutto in America Latina.

Lo ha fatto nel mezzo di un universo informativo totalmente negativo per la Rivoluzione Cubana, inclusi ostacoli tecnologici, finanziari e giornalistici, simili a quelli affrontati oggi dai suoi oltre 35 corrispondenti nei cinque continenti; il postulato di Masetti era: “siamo obiettivi, ma non imparziali, perché non si può essere imparziali tra il bene e il male”.

In un recente anniversario di Prensa Latina, l’eminente intellettuale cubano Eusebio Leal ha insistito sul fatto che “oggi è più che mai necessaria la vera testimonianza, la capacità di trasmetterla e farla conoscere”.

È essenziale capire, ha detto, cosa succede con il controllo delle informazioni e la presunta neutralità delle agenzie internazionali.

In un discorso storico nel Secondo Incontro Internazionale dei Giornalisti, a Baden, in Austria, nel 1960, Masetti sostenne che dire la verità costituiva il più grande “peccato” e “crimine” di Prensa Latina, secondo Washington, i grandi media statunitensi e la Società di Stampa Interamericana.

Durante la guerra, ha ricordato, hanno combattuto il popolo cubano con schegge e bombe; alla fine della guerra, hanno combattuto e continuano a combattere la Rivoluzione Cubana con notizie false.

“Così come abbiamo fatto la Rivoluzione nel nostro popolo, noi, i giornalisti rivoluzionari dell’America Latina, vorremmo rivoluzionare l’ambiente giornalistico latinoamericano, rivoluzionarlo in un modo molto semplice, molto chiaro, nient’altro che con la verità”, ha concluso.

Jorge Luna, giornalista di Prensa Latina

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