giovedì 16 Gennaio 2025
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Collaborazione medica cubana, una storia di altruismo e solidarietà

Lo stesso giorno, un 23 maggio, però di 59 anni fa, Cuba ha iniziato la sua collaborazione medica internazionalista, ed ognuno dei medici che hanno partecipato in questa impresa, con orgoglio e nobiltà, custodisce decine di storie ed aneddoti da raccontare.

Molte delle situazioni estreme subite negli ultimi decenni sul pianeta hanno avuto il sostegno cubano ed, a rischio di esporre la propria vita, i professionisti sono andati a combattere l’Ebola in Africa nel 2014, od in altre occasioni hanno dovuto lavorare sul campo per fornire aiuto.

Anche se tutti i nati sull’isola conoscono questo enorme altruismo, l’ammirazione per il personale sanitario si rinnova una volta ascoltata la testimonianza del Dr. Michael Cabrera, direttore dell’Unità Centrale di Cooperazione Medica Cubana.

“Quelli di noi che hanno saputo collaborare in questi anni proviamo un sano orgoglio nel vedere ciò che è stato fatto, e la soddisfazione di aiutare altre persone che, senza il nostro aiuto, sarebbero state private delle cure mediche di cui avevano bisogno in quel momento, e potrebbero anche essere morte”, ha confessato Cabrera a Prensa Latina.

L’inizio di queste imprese è cominciato il 23 maggio 1963 quando, su iniziativa del Comandante in Capo Fidel Castro, la prima brigata medica partì per Algeria, tuttavia, aggiungeva, c’era un precedente con l’invio in Cile di un gruppo di professionisti e forniture per aiutare il paese dopo il terremoto del 1960.

Dopo questi primi interventi, il medico ha evidenziato l’arrivo nel 1998 di personale specializzato in Guatemala, Honduras, Nicaragua, dopo le frane causate dagli uragani Mitch e George in Centro America, eventi che hanno segnato anche l’inizio del Programma Sanitario Integrale.

La fondazione nel 2003 del Programma Barrio Adentro in Venezuela ha segnato un’altra pietra miliare, ha ricordato, perché grazie a lui un sistema sanitario strutturato sulla base delle cure primarie è stato dispiegato in tutta la geografia di quella nazione.

A partire dal 19 settembre 2005, dopo la creazione del Contingente Internazionale di Medici Specializzati in Situazioni di Disastri e Gravi Epidemie Henry Reeve, la cooperazione medica ha scritto altre grandi storie, ha aggiunto.

Da quell’anno ad oggi, ha detto, sono state inviate 88 brigate mediche in diverse parti del mondo, e non possiamo non parlare delle 58 che, con 4.700 specialisti, in questi anni hanno combattuto la pandemia della COVID-19 in 42 paesi.

Oggi siamo presenti in 58 nazioni con più di 26.000 collaboratori, e tutti provano la soddisfazione di poter aiutare ciascuno dei paesi dove siamo stati, perché in quei luoghi abbiamo ricevuto il riconoscimento e la soddisfazione della gente e questo è orgoglio sufficiente per un collaboratore, ha rimarcato.

Di recente, Messico, un territorio che ha ricevuto supporto con quasi 1.200 professionisti nei momenti difficili della pandemia, ha presentato una richiesta per alleviare i bisogni di assistenza attualmente insoddisfatti, di fronte ai quali siamo nella migliore disposizione per aiutare, ha affermato lo specialista in Medicina Generale Completa.

Cabrera ha riconosciuto che la strada percorsa non è stata facile, fondamentalmente a causa di campagne di scredito che cercano di mettere in dubbio la capacità professionale delle risorse umane dell’isola. Il modo migliore per rispondere a tutte queste calunnie è continuare a fare ciò che sappiamo fare, e la massima espressione del nostro successo sta nell’avere un sistema sanitario che ha raggiunto indicatori simili a quelli del primo mondo e creato capacità di fronte alla contingenze, che sono state evidenziate nella gestione della COVID-19, ha affermato.

Il funzionario ha anche evidenziato la singolarità distintiva del personale specializzato dell’isola.

Il medico cubano tocca i pazienti, condivide i loro sentimenti e quella pratica di interagire e dimostrare interesse per lui non è un fatto che abbonda oggi, ha ritenuto.

Tutto il nostro personale medico ha la preparazione necessaria per affrontare gli scenari presenti nei diversi paesi e, in alcuni di questi luoghi, abbiamo verificato che manca una componente essenziale della medicina: il sentimento umanitario, le persone sono grate per questo e quella gratitudine è in definitiva la cosa più importante, ha concluso.

Redazione Nazionale di Prensa Latina

 
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