Secondo la presentazione della mostra, la selezione comprende opere di Evelyn Aguilar Sánchez, Aluan Arguelles, Enrique Casas Castellanos, Yudel Francisco, Yasiel Elizagaray, Rolo Fernández, Mario Gonzalez Rodriguez, Alejandro Jurado, Adonis Muiño e Adrian Socorro Suarez.
Curata da Meira Marrero e Abram Bravo, la mostra allude all’idioma comunemente usato nella maggiore delle Antille per “nominare disordine e confusione, nonché una combinazione di elementi atipici, insoliti od incongruenti”, dettaglia il testo.
Usata nei paesi dell’America Latina come Costa Rica e Venezuela, l’espressione “arroz con mango” invita a ricordare il concetto lasciato in eredità dallo storico Fernando Ortiz, che ha caratterizzato Cuba come un grande “ajiaco” (specie di zuppa con molti ingredienti diversi).
La mostra, infatti, è un omaggio all’uomo considerato il terzo scopritore della più grande delle Antille, dopo Cristoforo Colombo e Alessandro di Humboldt, per il suo inestimabile lavoro che “ha messo in luce, indagato e approfondito i processi di transculturazione e formazione storica della nazionalità cubana”.
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