Il presidente Gabriel Boric ha riconosciuto in un messaggio alla nazione che la proposta non ha convinto la società, il che spiega in parte lo schiacciante rifiuto del 61,87% dei quasi 13 milioni di cittadini che hanno partecipato alla consultazione.
Alcuni dei motivi addotti sono l’eccessivo impegno del governo nella campagna per l’approvazione, o le contraddizioni sorte all’interno della Convenzione incaricata di redigere il testo.
Un articolo del giornalista Raúl Espina pubblicato sul quotidiano El Mostrador sottolinea che è stato un errore non aver considerato il complesso panorama sociale ed economico, con alto costo della vita, inflazione, povertà e disoccupazione e il suo impatto sulla vita quotidiana delle persone.
Non è assolutamente da escludere che sia il risultato di una brutale campagna contro il progetto scatenata dalla destra conservatrice sin dal primo giorno, con la diffusione di notizie false sui social, che hanno intaccato lo spirito della società e spaventato non pochi.
Si diceva, ad esempio, che dichiarando uno stato plurinazionale, i popoli indigeni avrebbero privilegi speciali sugli altri e sarebbero diventati una specie di cittadino di prim’ordine.
Hanno anche fatto credere che la nuova legge fondamentale avrebbe eliminato i simboli nazionali, come la bandiera e l’inno nazionale, e che sarebbero confiscati le proprietà, le case, i veicoli e persino i risparmi in banca.
La verità è che un processo iniziato due anni fa con l’80% del sostegno popolare è stato clamorosamente sconfitto, al punto da non vincere in nessuna delle regioni del paese, e molti si chiedono con ragione: cosa succederà nel futuro?
Ig/car