Il fenomeno colpisce in modo sproporzionato chi vive nelle zone rurali, case in situazione di povertà, con meno accesso all’istruzione e, in alcuni paesi, quelle delle comunità indigene.
CEPAL sottolinea che questa pratica le espone a violenze, gravidanze precoci e un sovraccarico di lavoro da casalinghe, quando le loro traiettorie educative e le loro decisioni occupazionali non sono ancora state consolidate.
Il confinamento nello spazio domestico come area prioritaria dello sviluppo personale, insieme all’abbandono dell’educazione, limitano le loro possibilità di relazioni e socialità, conclude il rapporto.
Ig/car