venerdì 26 Luglio 2024
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Biden e l’amara politica anti-immigrazione degli Stati Uniti

“Non presentarti alla frontiera, resta dove sei e fai domanda legalmente da lì”, è stata la precisazione fatta dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, a chi oggi intende emigrare nella nazione del nord.

 

In questi termini, il presidente del paese più potente del mondo ha comunicato le nuove misure adottate dalla sua amministrazione ed in base alle quali chi cercherà di entrare clandestinamente sarà espulso in Messico con effetto immediato.

Nonostante sia ancora in vigore il Titolo 42, che consente il respingimento accelerato dei richiedenti asilo negli Stati Uniti, le nuove misure aggiungono altre restrizioni per gli immigrati irregolari come un divieto di reingresso in vigore per cinque anni e limitazioni da applicare successivamente ai ricorsi legali per la richiesta della residenza.

“Le persone che non hanno una base legale per rimanere negli Stati Uniti saranno soggette a deportazione o espulsione immediata. Coloro a cui viene fornito un percorso sicuro, ordinato e legale non rischiano la vita percorrendo migliaia di chilometri nelle mani dei trafficanti, solo per arrivare ed affrontare le conseguenze legali dell’ingresso illegale”, ha affermato il segretario alla Difesa, Alejandro Mayrokas.

Il Dipartimento di Sicurezza Nazionale (DHS) ha anche assicurato in un comunicato che saranno in vigore nuovi processi per cubani, venezuelani, haitiani e nicaraguensi che darebbero loro l’autorizzazione a lavorare nella nazione settentrionale, mentre aggiunge gravi conseguenze per coloro che non sono a conoscenza dei percorsi implementati.

Fino a 30.000 persone di queste quattro nazionalità potranno entrare nel territorio degli Stati Uniti attraverso un percorso legale e semplificato, dopo lo studio delle domande caso per caso, ha aggiunto l’informazione.

Quindi, ha spiegato, verrebbe concesso un permesso temporaneo fino a due anni, a condizione che superino rigorosi controlli biometrici e biografici di sicurezza nazionale e di pubblica sicurezza, abbiano un appoggio negli Stati Uniti che accetti di fornire sostegno finanziario e di altro tipo e rispettino le vaccinazioni e gli altri requisiti sanitari.

Secondo il DHS, lo scopo delle disposizioni è migliorare la sicurezza delle frontiere, limitare l’immigrazione irregolare e creare ulteriori processi sicuri e ordinati per consentire alle persone di raggiungere legalmente gli Stati Uniti.

Tuttavia, non sembra un caso che tre dei paesi ai quali gli Stati Uniti dovrebbero fornire strutture migratorie siano anche oggetto di sanzioni da parte di Washington, come accade da tempo con Nicaragua e Venezuela, e da oltre 60 anni con Cuba.

Pertanto, l’amministrazione Biden non è consapevole dell’impatto delle politiche coercitive applicate contro questi popoli, ed a scapito delle loro possibilità di sviluppo e crescita economica.

Nel caso cubano, la violazione ingiustificata dal 2017 dell’impegno di concedere 20.000 visti all’anno e la chiusura dell’iter per i visti presso l’ambasciata degli Stati Uniti a L’Avana, ha causato un significativo accumulo di potenziale migratorio, che colpisce i due paesi ed altri di transito.

Lo ha affermato ieri Ernesto Soberón, direttore degli Affari Consolari e dei Residenti Cubani all’Estero del Ministero delle Relazioni Internazionali dell’isola, che ha ricordato come il rafforzamento del bloqueo economico dal 2019 abbia aggravato questa situazione.

“È noto che il peggioramento delle condizioni socioeconomiche in qualsiasi territorio diventa una delle cause fondamentali dell’emigrazione, e gli emigranti cubani non fanno eccezione”, ha concluso.


Ibis Frade, giornalista di Prensa Latina

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