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Argentina, Fidel Castro e la costruzione di un mondo migliore

Buenos Aires, 9 ago (Prensa Latina) “Fidel Castro (1926-2016) è stato come un padre ed un maestro per me”, ha detto la presidentessa della fondazione “Un mondo migliore è possibile” (Ummep), l'argentina Claudia Camba, sottolineando l'impatto del leader rivoluzionario cubano sulla sua vita e sul suo paese.

Dialogando con Prensa Latina, ha ricordato i primi contatti con il Comandante in Capo, il loro incontro a L’Avana ed il lavoro svolto per realizzare programmi come “Yo, sí puedo” e “Operación Milagro”, capaci di trasformare persone e comunità.

“Fidel ha attraversato la mia vita. L’ho incontrato quando Elián González è stato rapito negli Stati Uniti ed ho scritto una lettera all’allora presidente argentino, Fernando de la Rúa (1937-2019), per criticare il voto contro Cuba alle Nazioni Unite (ONU) sulla questione dei diritti umani”, afferma Camba.

“È stato molto impressionante che, in mezzo a un contesto come quello in cui viveva il paese caraibico, con un bambino rapito ed un popolo che lo reclamava, Argentina giudicasse questa nazione, mentre qui i genocidi erano molti e c’erano bambini per strada con malnutrizione”. “Ecco perché ho scritto la lettera. Il testo, con il quale molte persone si sono identificate, è arrivato a Fidel e per questo ho potuto incontrarlo. Da un piccolo angolo della Patagonia sono andata a L’Avana”, ha aggiunto.

Da allora, Camba non si è separata da Cuba ed ha partecipato a molteplici azioni indette dal Movimento di Solidarietà in Argentina.
“La mia generazione è quella della “Noche de los Lápices”, dei quindicenni e sedicenni scomparsi, durante l’ultima dittatura civico-militare (1976-1983). Quando ho capito cosa stava succedendo e dopo essere entrata alla Scuola Nazionale di Belle Arti Manuel Belgrano, ho dedicato la mia vita e la mia carriera a denunciare quello che è successo”, ha detto.

L’artista e lottatrice sociale afferma che le persone detenute, torturate e assassinate in quegli anni avevano gli stessi ideali del guerrigliero Ernesto Guevara (1928-1967) e sono stati i loro pensieri ed il loro lavoro a condurla a Fidel Castro.

“Se avessi avuto un’altra età quando il Che Guevara ha combattuto in Bolivia, sarei morta con lui”. “Quando Fidel ha creato le missioni di alfabetizzazione e collaborazione medica, ho sentito che dovevo farne parte, perché si trattava di combattere con un’idea, non con le armi”. “Da allora ho un compito che non finirà mai e so che la mia vita fino alla fine appartiene al Comandante”, ha affermato.

Di fronte alla necessità di avere una figura giuridica che facilitasse l’attuazione in questa nazione sudamericana del programma di insegnamento cubano “Yo, sí puedo” e del programma di cure oculistiche “Operación Milagro”, nel 2004 è stata costituita l’Ummep, incaricata di coordinare il lavoro avviato un anno prima e svolgere un ruolo fondamentale nella cooperazione tra questo paese e Cuba.

“In Argentina ne hanno già beneficiato più di 35.000 cittadini. Il nostro paese è stato dichiarato libero dall’analfabetismo dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, ma quando si va ne Impenetrable, nella provincia del Chaco, oltre il 30% delle persone non sa leggere e scrivere. La stessa cosa accade a Jujuy, nella ‘quebrada’ o nelle comunità indigene”, ha spiegato Camba.

“C’è chi non può usare il cellulare, il bancomat o capire cosa firma”. “Quando imparano e riescono ad essere inclusi, è molto importante”, ha indicato.
Ricordo ancora Fidel che parlava di questo progetto con una mappa del cono sud. Mosse le mani e disse: “Lo vedo molto chiaramente. Faremo quello che voleva il Che Guevara, ma questa volta con i camici bianchi”.

Ig/gas

 

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