martedì 3 Dicembre 2024
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Fidel Castro, precursore degli investimenti stranieri necessari a Cuba

Contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, il leader storico della Rivoluzione cubana, Fidel Castro, è stato uno dei maggiori promotori degli investimenti stranieri a Cuba.

Alla chiusura del VI Congresso della Federazione delle Donne Cubane (FMC), il 3 marzo 1995, in un momento in cui l’isola attraversava una grave crisi economica, dovuta alla scomparsa del campo socialista ed all’inasprimento delle politiche del bloqueo di Washington, Fidel ha detto:
“È vero alcune cose non ci piacciono, ma dobbiamo farle. La presenza di investimenti stranieri è essenziale. Penso che ciascuno dei nostri compatrioti lo capisca. […]
Oggi è fondamentale attirare investimenti stranieri, ed è per questo che ragioniamo bene ed analizziamo attentamente ciascuno degli investimenti, accettando investimenti di capitali stranieri. I capitalisti, in generale, pensano che tutto questo ci corromperà, e senza dubbio che tutto questo crea tendenze alla corruzione, non c’è il minimo dubbio, ma non dobbiamo incolpare coloro che ci corrompono, piuttosto dovremmo incolpare noi stessi per averci lasciato corrompere. Chi decide che nessuno lo corromperà, nessuno lo corromperà”.
Molto tempo prima, Fidel aveva intravisto la necessaria partecipazione di capitali stranieri nell’economia cubana per garantire le realizzazioni che aveva portato avanti nel programma Moncada.
Nel 1972 iniziò a L’Avana la grande fiera commerciale dei prodotti industriali italiani, che venne installata nel Pabellon Cuba, a L’Avana, attuale sede dell’Associazione Hermanos Saíz (AHS), con la partecipazione di più di 100 aziende dei paesi europei.
Seguì l’esposizione industriale dei prodotti argentini nel luglio del 1974, nel quartiere fieristico della capitale Rancho Boyeros, tramontata con rammarico per la morte del suo direttore, principale promotore, l’amico della Rivoluzione cubana Juan Domingo Perón, allora presidente della nazione sudamericana.
Nel marzo del 1975 si è svolta a L’Avana una fiera del Messico che suscitò scalpore nell’industria cubana poiché permise e proseguì trattative favorevoli e competitive rispetto ad altri paesi dell’America Latina.
L’evento commerciale dell’organizzazione GEPLACEA, una di quelle che, come la CEPAL, costituivano bastioni di gruppi latinoamericani che si riunivano ed avevano la loro sede nell’hotel Riviera, dal 1° marzo 1977.
Fidel lasciava la sua aura in ogni trattativa o firma di contratti, quasi sempre accompagnato rispettivamente dall’allora presidente Osvaldo Dorticos Torrado, dal ministro del Commercio estero, Marcelo Fernández Font, e dal suo vice ministro, Ricardo Cabrisas.
In modo tale da dare un’intensità di appoggio e sostegno alle decisioni del governo in quegli accordi, derivata dal suo stesso magnetismo, con cui propiziava un quadro finanziario e creditizio più ampio.
La sua figura e il suo potere di deterrenza garantivano la sicurezza agli uomini d’affari in visita, mentre Cuba non poteva offrire loro fiducia nelle loro transazioni.
Quella virtù posseduta dal leader rivoluzionario viene presa in considerazione dall’intellettuale e artista Sergio Corrieri per descrivere Fidel come “l’incantatore di serpenti”.
Un esempio di ciò è stato l’accordo multimilionario a lungo termine e senza interessi quasi nulli, concordato con il governo argentino e che, in privato, l’allora ministro dell’economia di questo paese del sud ritenne fattibile solo grazie all’appoggio politico ed all’influenza derivava dal rapporto personale e dalla comunicazione tra i presidenti dei due paesi, perché tecnicamente era impossibile per noi pagarlo, come di fatto è avvenuto.

Noël Dominguez Morera, giornalista di Prensa Latina

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