venerdì 26 Luglio 2024
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Argentina di fronte all’incertezza

Dopo la vittoria di La Libertad Avanza (LLA) alle elezioni presidenziali, Argentina si è svegliata oggi con più domande che certezze, mentre il peronismo invita alla riflessione ed alla resistenza.

Ieri, il leader della LLA, Javier Milei, è stato eletto presidente con 14 milioni 473mila 340 voti (55,69%), mentre il rappresentante di Unión por la Patria (UP), Sergio Massa, ha ottenuto il sostegno di 11 milioni 513mila 116 cittadini (44,30%), secondo i dati provvisori.
Nel suo primo discorso dopo le elezioni, Milei ha annunciato un processo di “ricostruzione” in cui “non ci sarà spazio per tiepidezze o mezze misure” ed ha assicurato che la sua gestione si baserà su “un governo limitato che rispetti rigorosamente gli impegni presi, rispetto della libertà privata e del mercato libero”.
Ha anche ringraziato il sostegno dell’ex presidente Mauricio Macri, dell’ex candidata di Juntos por el Cambio, Patricia Bullrich e del consigliere e “vero architetto nell’ombra” Santiago Caputo, nipote di un amico dell’ex capo dello Stato.
Questa mattina ha ribadito alla stampa la sua intenzione di chiudere la Banca Centrale ed il suo progetto di far sì che la moneta sia quella scelta dalle persone.
Inoltre, ha considerato che per porre fine all’inflazione ci vorranno quasi due anni: “Se si taglia la questione monetaria oggi, ci vorranno dai 18 ai 24 mesi per portarla ai livelli più bassi a livello internazionale”.
Queste dichiarazioni sono già state fatte in campagna elettorale, ma non si conoscono ancora i metodi che applicherà e chi occuperà la carica di ministro dell’Economia durante il suo mandato.
Un altro aspetto importante è se e quando realizzerà i suoi piani per eliminare i sussidi, privatizzare aziende come Aerolíneas Argentinas e Yacimientos Petrolófilos Fiscales, distruggere il Mercato Comune del Sud, allontanarsi da Brasile e Cina e lasciare il commercio internazionale in mani private.
Resta anche da definire come sarà il rapporto con il Fondo Monetario Internazionale, tenendo conto che colui che ha contratto il debito più grande della storia con questa organizzazione (Mauricio Macri) è oggi uno dei suoi partner più importanti.
Inoltre, è necessario tenere conto dell’esistenza di una frammentazione senza precedenti nel Congresso, che obbligherà a fare molte trattative per raggiungere il quorum nelle due istanze che lo compongono.
Nei prossimi anni l’UP avrà 107 deputati alla Camera dei Deputati, mentre Junto por el Cambio (JxC) occuperà 94 seggi e LLA 38.
Nel caso del Senato, UP avrà 35 rappresentanti, JxC 24 e LLA otto.
Per il giornalista e docente Eduardo Aliverti, Argentina ha fatto un salto nel vuoto e quello che è davvero inconcepibile è lo scenario che si prospetta.
Da parte sua, l’analista Jorge Alemán ha sottolineato che “è ancora una sinistra sorpresa che un paese impeccabile rispetto alla sua memoria storica, che ha fatto dei 30mila (detenuti-scomparsi durante la dittatura) un pantheon sacro ed è abitato da decenni da un movimento nazionale e popolare, ha scelto di dissolvere un tesoro simbolico così importante”.
Inoltre, ha messo in guardia contro il rischio di un percorso ultra-neoliberista con un manuale di pseudo-argomentazioni e una vicepresidentessa (Victoria Villarruel) che difende la negazione dei crimini commessi durante il regime instaurato dal 1976 al 1983.
Ci sono molte spiegazioni economiche e politiche che concorrono ad interpretare ciò che sta accadendo. Tuttavia, quando una nazione lascia crollare un mondo simbolico, è necessario ripensare questo paese, ha aggiunto.
A sua volta, il vicedirettore del quotidiano Página 12, Luis Bruschtein, ha indicato che il panorama attuale implica un orizzonte di violenza: “Nessuno si lascerà calpestare o togliersi i diritti e le politiche annunciate sono molto aggressive. Queste due forze opposte implicano l’imminenza di proteste, repressioni e profonda instabilità”.
Argentina ha già attraversato situazioni in cui la frammentazione sarà la strategia per applicare misure antipopolari ed in cui l’unità del popolo in resistenza è l’unica difesa. La strada tornerà ad essere il teatro principale della politica. È l’unico territorio che il potere economico non può colonizzare, ha concluso.

Glenda Arcia, corrispondente di Prensa Latina in Argentina

 

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