lunedì 29 Aprile 2024
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Palestina potrebbe aderire all’ONU e saldare un debito storico

Il processo recentemente avviato per l'ammissione della Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite potrebbe saldare un debito storico dell'organizzazione e porre fine ad una causa lunga decenni.

Dopo le prime consultazioni a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza sulla questione, lunedì i 15 membri hanno concordato di sottoporre l’analisi al comitato specializzato per esaminare i nuovi membri.
Le procedure per l’adesione all’ONU prevedono anche la stesura di un rapporto che ritornerebbe all’organismo di sicurezza per essere votato.
Almeno nove dei 15 membri dell’organismo dovranno approvare l’aspirante, tra cui Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito, membri permanenti con potere di veto.
Se il risultato sarà positivo, la proposta passerà poi all’Assemblea Generale, dove due terzi dei 193 stati membri dovranno approvare la nuova adesione, per essere nuovamente sottoposta al voto del Consiglio di Sicurezza.
Tale organismo deciderà poi se, a suo giudizio, il richiedente si impegna per la pace e se è in grado e disposto ad adempiere agli obblighi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite e, di conseguenza, se raccomandare l’adesione dello stato candidato.
L’organismo potrebbe anche presentare una raccomandazione che verrebbe trasmessa all’Assemblea Generale insieme ad un resoconto completo delle deliberazioni.
Nel peggiore dei casi, se il Consiglio di Sicurezza non raccomanda l’adesione dello stato candidato o rinvia l’esame della domanda, presenta all’Assemblea Generale un rapporto speciale, con un resoconto delle discussioni.
Il rappresentante permanente palestinese presso le Nazioni Unite, Riyad Mansour, ha espresso ottimismo dopo i dibattiti del Consiglio di Sicurezza.
“Questo è un momento storico che è stato rilanciato”, ha detto alla stampa, riferendosi ad una procedura simile sviluppata nel 2011, che ha portato al suo attuale status di osservatore permanente.
“Ci auguriamo sinceramente, dopo 12 anni da quando siamo diventati uno stato osservatore, che il Consiglio di Sicurezza appoggi il consenso globale sulla soluzione dei due stati, ammettendo lo stato di Palestina come membro a pieno titolo”, ha affermato.
La decisione, che sembra rispettare una scadenza più breve del previsto, salderebbe un debito storico del più alto forum politico del pianeta con i palestinesi ed i loro territori.
Nel 1947, la cosiddetta risoluzione della spartizione stabilì la creazione di uno “stato ebraico” e di uno “stato arabo” in Palestina, con Gerusalemme soggetta ad uno speciale regime internazionale.
Nonostante i decenni trascorsi, dei due stati previsti in detta risoluzione, finora ne è stato creato uno solo: Israele.
Però, 140 nazioni del pianeta riconoscono lo stato palestinese.
Dal 2012, Palestina mantiene lo status di stato osservatore concesso dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, condizione che le consente di lavorare nel forum ma con limitazioni.
Attualmente solo i territori occupati e la Santa Sede hanno un posto di osservatore all’interno del forum, ma l’ultima esplosione delle ostilità ha riaperto il dibattito sulla necessità di ottenere lo status di membro a pieno titolo, un debito pendente dell’organizzazione sin dalla fondazione di Israele.
Dal 2000, solo quattro paesi hanno completato il processo per diventare nuovi membri attivi: Svizzera (2002), Timor Est (2002), Montenegro (2006) e Sudan del Sud (2011).

Elisabetta Borrego Rodríguez, giornalista di Prensa Latina

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