venerdì 6 Dicembre 2024
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Gaza, un’emergenza sanitaria senza paragoni

La popolazione di Gaza sta vivendo un’emergenza sanitaria senza eguali: feriti, traumi, disturbi mentali e malattie infettive, che si diffondono a causa della mancanza di servizi di base e della distruzione degli ospedali.

Inoltre, le condizioni croniche non ricevono attenzione e la malnutrizione avanza ad un ritmo accelerato, secondo le esperienze e i rapporti dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi (UNRWA) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Nei quasi otto mesi di aggressione israeliana alla Striscia di Gaza, la popolazione soffre gravemente per la mancanza di servizi sanitari di ogni tipo e le malattie sono in rapido aumento, secondo il Rapporto Annuale sulla Salute, in cui l’UNRWA ha avvertito che gli abitanti di Gaza subiscono ogni tipo di lesioni come risultato della guerra.
Tali problemi sanitari si aggiungono alle malattie infettive che si diffondono facilmente date le condizioni di vita inflitte dai bombardamenti, dagli attacchi via terra e dai massicci spostamenti della popolazione che provocano sovraffollamento, mancanza d’acqua e cattive condizioni igieniche.
La distruzione delle infrastrutture e dei trasporti ha ulteriormente complicato la fornitura di assistenza sanitaria per queste malattie, così come per le malattie croniche, a cui si sono aggiunti gli ostacoli ed i divieti posti al passaggio dell’assistenza umanitaria internazionale.
Il rapporto denuncia l’aumento dei casi di epatite acuta e varie forme di diarrea, mentre un terzo dei bambini di Gaza soffre di malnutrizione acuta.
Altrettanto allarmante è il fatto che l’assistenza medica a Gaza è diminuita dal 7 ottobre, e solo nell’ultimo trimestre dello scorso anno 14 centri sanitari su 22 hanno smesso di funzionare a causa di attacchi, distruzioni o assedi.
L’UNRWA ha spiegato che in risposta ha aperto 155 rifugi di emergenza e dispiegato 108 unità mediche mobili, coordinato la spedizione di medicinali essenziali e implementato la sorveglianza delle epidemie.
Il direttore sanitario dell’agenzia, Akihiro Seita, ha precisato che il personale dell’agenzia resta in prima linea ed ha ricordato che fino al maggio di quest’anno aveva perso più di 191 lavoratori, tra cui 11 operatori sanitari.
Attualmente più di due milioni di pazienti dipendono dai suoi servizi sanitari in cinque campi operativi: Gaza, Cisgiordania – inclusa Gerusalemme Orientale –, Giordania, Libano e Siria.
Da parte sua, l’OMS mantiene il proprio personale che assiste gli abitanti di Gaza, azioni svolte da 18 équipe sanitarie che hanno offerto circa 400mila consultazioni, eseguito più di 18mila interventi chirurgici e aggiunto più di 500 letti ospedalieri nella Striscia di Gaza, a tutti i livelli di assistenza.
Sia nel nord che nel sud della Striscia i loro servizi e le loro capacità forniscono, anche se in misura molto limitata, la stabilizzazione dei traumi, il parto, il supporto per l’allarme precoce di epidemie ed altre emergenze.
Insieme ai suoi partner sul campo, l’OMS ha anche sostenuto i trasferimenti dei pazienti e consegnato cibo, acqua e forniture mediche alle strutture sanitarie.
Come ha affermato il suo direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, l’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite era a Gaza prima dell’inizio del conflitto e rimarrà lì fino alla sua fine, per sostenere il sistema sanitario e per aiutarne la ricostruzione.
La settimana scorsa il capo dell’OMS ha insistito per un cessate il fuoco urgente nella Striscia di Gaza ed ha messo in guardia sulla crisi umanitaria in questo territorio.
“La distruzione delle strade, la mancanza di accessi sicuri e di carburante per le missioni continuano ad impedire il movimento verso nord. La città è piena di macerie e rifiuti solidi”, ha denunciato.
Secondo l’organizzazione, nei primi sette mesi del conflitto a Gaza, l’esercito israeliano ha effettuato 443 attacchi contro lo stesso personale medico.

Cira Rodriguez Cesar, giornalista di Prensa Latina

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