Questa squadra è stata presentata pubblicamente come un gruppo di giovani atleti “sradicati dalla guerra o dalla persecuzione”, cosa che non si applica a nessuno dei cubani che la compongono, precisa il comunicato.
Il testo spiega che la decisione di includerli è stata presa alle spalle del COC e con il chiaro obiettivo di attentare all’immagine del movimento sportivo nazionale, che ha dato tanta gloria al nostro popolo.
Dal momento in cui si è diffusa la notizia, i dirigenti cubani, in modo serio e rispettoso, si sono messi in contatto con il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), affinché questa sfortunata situazione potesse essere chiarita, senza risultati positivi.
La dichiarazione chiarisce che il COC sostiene l’idea con cui è stata originariamente concepita la Squadra dei Rifugiati e che non ha nulla contro gli atleti e gli allenatori cubani che vivono o sviluppano la loro carriera in altri paesi.
Sebbene i direttori del CIO abbiano assicurato che gli atleti inclusi in questa squadra non avrebbero rilasciato dichiarazioni extrasportive, uno degli atleti cubani inclusi, campione olimpico di Tokio 2020, ha fatto dichiarazioni politiche irrispettose e fallaci contro il suo paese, il suo popolo ed il movimento sportivo che gli ha permesso di vincere la medaglia di quell’evento estivo.
Nel testo si afferma che il fatto costituisce una violazione della Carta Olimpica e delle regole stabilite dal CIO per tutti gli atleti che partecipano ai Giochi Olimpici.
Considerata questa situazione, e tenendo conto che il CIO non si è espresso in merito a questo fatto, il COC ha dichiarato di essere obbligato a denunciare pubblicamente tale situazione e a chiedere l’immediata espulsione del suddetto atleta dai Giochi Olimpici di Parigi 2024, secondo le regole che governano il Movimento Olimpico Internazionale.
“Il Movimento Sportivo Cubano esige che il CIO adempia alle sue responsabilità di far rispettare i principi dell’Olimpismo”, si legge alla fine della nota.
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