Jara fu arrestato da membri dell’esercito il 12 settembre 1973, un giorno dopo il golpe di stato contro il governo di Unità Popolare del presidente Salvador Allende, e portato insieme a centinaia di persone allo Stadio del Cile.
Quattro giorni dopo il suo corpo, con segni di tortura e 44 ferite da arma da fuoco, fu scoperto vicino al cimitero metropolitano.
“51 anni fa, il canto di Víctor Jara fu messo a tacere, ma la sua eredità rimane viva più che mai”, ha scritto il sito digitale Rockaxis.
“Cantautore, poeta, insegnante e attivista, Víctor è stato una delle voci più potenti e impegnate della musica cilena ed il suo lavoro continua ad essere un simbolo di lotta, speranza e giustizia sociale”, ha aggiunto.
Fu anche membro del Partito Comunista del Cile (PCCh) ed ebbe un forte impegno sociale e durante il governo Allende ricoprì l’incarico di ambasciatore culturale.
“51 anni dopo che l’odio fascista lo ha assassinato, Víctor Jara vive nella memoria, nel cuore, nella coscienza dei popoli del mondo, che si battono per il diritto a vivere in pace, denunciando gli interventi dell’impero”, ha affermato sul suo account Twitter il presidente del PCC, Lautaro Carmona.
Jara, figura emblematica del movimento “Nueva Cancion”, è autore di una vasta opera musicale e tra le sue canzoni più note ci sono “El derecho de vivir en paz”, “Te recuerdo Amanda”, “Plegaria a un labrador”, “El carretero” e “Manifiesto”.
Ig/car