Il portavoce dell’organizzazione, Amjad al-Najjar, ha accusato il ministro della sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben Gvir, di aver introdotto più di 100 ordini e regolamenti contro i prigionieri palestinesi dall’inizio dell’attuale fase di violenza nell’ottobre del 2023.
In un’intervista alla radio Voice of Palestine, al-Najjar ha sottolineato che da quella data sono morti più di 63 detenuti nelle carceri israeliane.
In una dichiarazione separata, la Commissione per gli Affari dei Prigionieri Palestinesi ed il Club dei Prigioni Palestinesi hanno accusato l’amministrazione carceraria di Megiddo di aver recentemente giustiziato il diciassettenne Walid Khaled Abdullah Ahmed.
I risultati dell’autopsia hanno dimostrato che la politica della fame è stata la causa principale dei gravi sintomi che lo hanno portato alla morte.
La scorsa settimana, queste organizzazioni hanno rivelato che più di 9.500 palestinesi sono ancora detenuti nel paese, tra cui 350 minori e 22 donne.
Entrambi i gruppi hanno criticato il governo israeliano per aver compiuto “crimini sistematici contro i prigionieri”.
Le attuali campagne di arresti sono accompagnate da un’escalation di crimini e violazioni, tra cui abusi, percosse, minacce contro i detenuti e le loro famiglie, nonché diffusi atti di vandalismo e distruzione di abitazioni, hanno affermato.
Qualche giorno fa, anche il direttore del Club, Abdullah Al-Zaghari, ha denunciato l’aumento degli attacchi e delle molestie commesse dalle autorità carcerarie israeliane.
Sulla base delle visite in carcere effettuate dai team legali e delle testimonianze dei prigionieri rilasciati, il funzionario ha condannato le torture a cui i palestinesi sono sottoposti in queste strutture.
Ig/rob
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