Un rapporto pubblicato dall’ufficio stampa di questa organizzazione internazionale segnala il peggioramento della situazione umanitaria nella Striscia, sulla base dei risultati dell’ultima analisi dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC).
La nota avverte inoltre che la diffusa fame, la miseria e le morti evitabili dovute alla mancanza di cibo, dovute all’aggressione israeliana che sta già colpendo il governatorato di Gaza, potrebbero presto estendersi a Deir Al Balah e Khan Younis.
Nella dichiarazione, rilasciata congiuntamente al Programma Alimentare Mondiale (WFP), al Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) e all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la FAO ribadisce il suo appello per un cessate il fuoco e affinché Israele faciliti l’accesso umanitario per arginare le morti per fame e malnutrizione.
Le istituzioni firmatarie di questo documento esprimono inoltre la loro profonda preoccupazione “per la minaccia di un’intensificazione dell’offensiva militare a Gaza e di un’eventuale escalation del conflitto, poiché ciò avrebbe conseguenze ancora più devastanti per la popolazione civile, dove già sussistono condizioni di carestia”.
Il testo specifica che classificare la carestia “significa che la categoria più estrema si attiva quando vengono superate tre soglie critiche: estrema privazione alimentare, malnutrizione acuta e morti per fame”, e sottolinea che l’ultima analisi conferma, sulla base di prove ragionevoli, che questi criteri sono già soddisfatti.
Entro la fine di settembre, oltre 640.000 persone nella Striscia di Gaza affronteranno livelli catastrofici di insicurezza alimentare, classificati nella Fase 5 dell’IPC, mentre 1,14 milioni di palestinesi residenti saranno in stato di emergenza, corrispondente alla Fase 4.
L’accesso al cibo a Gaza rimane fortemente limitato e, a luglio, il numero di famiglie che hanno segnalato una fame estrema è raddoppiato rispetto a maggio: più di una persona su tre trascorre giorni senza mangiare, “mentre gli adulti saltano spesso i pasti per sfamare i propri figli”, conclude il documento.
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