Centinaia di italiani e cubani provenienti da un ampio spettro di organizzazioni politiche e sociali si sono riuniti nella centrale Piazza Santa Prisca da dove hanno marciato in gruppo unito fino alla sede dell’Ambasciata di Cuba in Italia, dove è finita la memorabile manifestazione, contraddistinta dalla sua grande partecipazione di persone, dalla dinamicità e con molti colori.
La fine del bloqueo economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti e il rispetto della sovranità e dell’indipendenza della nazione caraibica sono stati temi centrali della mobilitazione tenuta in occasione del 68° anniversario dell’assalto alla Caserma Moncada e della Giornata Nazionale Ribellione.
Bandiere di Cuba e del Movimento 26 luglio, manifesti e striscioni con frasi che alludono all’occasione si sono distinti nell’attività, che ha avuto una notevole presenza di giovani.
“Io sono Fidel”, “Cuba sì, bloqueo no!”, “Cuba sì, yankees no!” e “Il popolo unito non sarà mai sconfitto” sono stati alcuni degli slogan ribaditi dai manifestanti, mentre le note degli inni, nazionale e quello del 26 luglio hanno contribuito a sottolineare il significato patriottico e solidale dell’attività.
Diversi oratori sono intervenuti per dimostrare il loro sostegno incondizionato al popolo cubano e alla sua Rivoluzione in una situazione complessa causata dal bloqueo, dall’impatto della pandemia della COVID-19 e dal rafforzamento dell’aggressione da parte del governo degli Stati Uniti.
Da parte sua, l’ambasciatore, José Carlos Rodríguez, ha evidenziato la “tremenda emozione che proviamo con questa manifestazione” e ha ringraziato tutti “per aver ratificato la solidarietà con Cuba e la sua Rivoluzione”.
Rilevando che “stiamo vivendo momenti decisivi”, il diplomatico ha indicato che i nemici della Rivoluzione cubana credono che sia giunto il momento di distruggerla, “ma si sono sbagliati, perché è viva e più viva che mai”.
In tal senso, ha sottolineato che la sua forza risiede nell’unità delle persone che la difendono dagli attacchi di coloro che “hanno passato anni a metterci le mani intorno al collo per strangolarci” e, ha precisato, “poi ci criticano perché non possiamo respirare, come diceva il leader storico della Rivoluzione, Fidel Castro”.
“Ma continuiamo a respirare, continuiamo e continueremo a vivere”, ha affermato l’ambasciatore tra applausi e ripetuti sostegni a Cuba, al suo popolo e al governo guidato dal presidente Miguel Díaz-Canel.
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