Valdez lavorava nel quotidiano Riodoce, a Culiacan, ed era conosciuto per le sue investigazioni, perfino libri, sul combattimento dei gruppi criminali associati al traffico di droga.
Era anche corrispondente del quotidiano nazionale La Jornada; la corrispondente di Chihuahua di questa testata giornalistica fu assassinata in aprile di fronte a suo figlio da sicari del crimine organizzato.
La protesta dei suoi colleghi è contro il governo federale e le autorità statali, quando sommano 126 comunicatori assassinati in Messico dal 2000 fino ad oggi, con altri 20 in condizione di desaparecidos, secondo dati della Commissione Nazionale dei diritti umani.
Reporter, fotografi, cameraman, tra gli altri professionisti di differenti organizzazioni giornalistiche reclamano nel monumento all’Angelo dell’Indipendenza, nell’emblematica Passeggiata della Riforma, la fine dell’impunità dei crimini contro la corporazione.
Anche mezzi radiofonici hanno riportato oggi mobilitazioni in varie località del paese.
Il presidente Enrique Peña Nieto definì indignante il crimine contro Javier Valdez e dispose che la Procura Generale assuma l’investigazione del caso.
Ma la cosa certa è che i giornalisti muoiono assassinati in Messico ed i responsabili, nella maggior parte dei casi, non compaiono mai davanti alla giustizia.
Ig/ool